(ANSA) – VARSAVIA, 12 AGO – Il parlamento polacco ha
approvato una legge che di fatto impedisce la restituzione della
maggior parte delle proprietà confiscate dopo la seconda guerra
mondiale, suscitando forti critiche da Israele. La legge impone
un termine di prescrizione di 30 anni per rivendicare i beni
saccheggiati, solitamente confiscati dal regime comunista dopo
la guerra.
“Condanno la legislazione adottata dal parlamento polacco,
che offusca la memoria dell’Olocausto e i diritti delle sue
vittime”, ha commentato il ministro degli Esteri israeliano Yair
Lapid. “Continuerò a oppormi a qualsiasi tentativo di riscrivere
la storia. La Polonia sa cosa fare: cancellare questa legge”, ha
aggiunto in una nota.
Il presidente Andrzej Duda deve ancora approvare la legge in
via definitiva per la sua attuazione. I difensori del testo
sostengono che porrà fine alle incertezze sui diritti di
proprietà ed eliminerà i problemi di frode e corruzione. Gli
oppositori sostengono che gli ebrei saranno ulteriormente
penalizzati, perché i titolari dei diritti erano spesso lenti a
farsi avanti e perché le loro proprietà spesso sono state
sequestrate due volte, prima dai nazisti che occupavano la
Polonia e poi dai comunisti. Sei milioni di polacchi, metà dei
quali ebrei, furono uccisi durante la seconda guerra mondiale in
Polonia. Quando la cortina di ferro cadde nel 1989, la Polonia
non organizzò la restituzione delle proprietà saccheggiate come
fecero la maggior parte degli altri paesi del blocco comunista,
lasciando che le singole persone tentassero la fortuna in
tribunale. (ANSA).
Fonte Ansa.it