(ANSA) – PRATO, 13 OTT – Documenti falsi per fare permessi di
soggiorno, denaro nero e lingotti d’oro per i pagamenti: così si
nutriva di manodopera illegale il distretto cinese del tessile a
Prato. Procura e GdF hanno dato una spallata a ‘fabbriche’ di
documenti fittizi per fare il rinnovo dei permessi di soggiorno
da parte di orientali assunti ‘a nero’. Sono 210 gli indagati
nell’operazione ‘Easy permit’ (tra loro 52 imprenditori cinesi e
46 prestanome). Ai domiciliari vanno sette persone: due
consulenti del lavoro e tre titolari di società elaborazione
dati, italiani, più due cinesi titolari di altri centri dati. A
un altro orientale è stato dato l’obbligo di dimora.
L’inchiesta di procura e GdF ha scoperto che sotto la regia
di alcuni di studi consulenza del lavoro in città venivano
realizzati documenti falsi che permettevano a imprenditori ‘occulti’ cinesi di far ottenere il rinnovo di permessi di
soggiorno a lavoratori orientali altrimenti sprovvisti. Questi
ultimi, a loro volta, ottenuto il titolo ufficiale per rimanere
sul territorio italiano nonostante l’assenza dei requisiti
completi, andavano poi a lavorare ‘in nero’ altrove. Tra i 210
indagati inoltre compaiono pure 83 lavoratori assunti per finta
da ditte esistenti solo sulla carta, accusati di essersi
procurati il permesso di soggiorno illecitamente. Stamani la GdF
con 400 militari ha effettuato 142 perquisizioni in cui, tra
l’altro, sono stati sequestrati 250.000 euro in contanti e pure
quattro lingotti d’oro: gli investigatori della procura pensano
che tutto questo impianto illecito possa esser tornato utile per
lavare in modo sistematico “il denaro sporco” proveniente da
altri traffici. (ANSA).
Fonte Ansa.it