(ANSA) – ROMA, 28 NOV – Riprendono domani, dopo oltre cinque
mesi, i colloqui a Vienna sul nucleare iraniano fra Teheran e
gli Stati Uniti e le altre cinque potenze alleate che firmarono
il Trattato del 2015 (Cina, Russia, Francia, Regno Unito e
Germania), poi disatteso per l’uscita unilaterale degli Usa di
Donald Trump. Ma il clima prevalente, notano gli osservatori
ripresi dai media internazionali, è di generale pessimismo.
Joe Biden ha cambiato linea politica rispetto al predecessore
e vorrebbe un ritorno al dialogo per mettere sotto controllo
internazionale il piano di sviluppo nucleare dell’Iran,
governato ora dal presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi.
Teheran pochi giorni fa ha ribadito di non voler rinunciare al
suo programma nucleare, criticando l’agenzia nucleare dell’Onu,
l’Aiea, per presunta ‘parzialità’ e venerdì ha annunciato un
ulteriore incremento nell’arricchimento dell’uranio, suscitando
anche sdegno per la repressione dei disordini per carenza
d’acqua a Isfahan. Teheran invierà una nuova delegazione di
negoziatori e ribadisce di esigere la fine di tutte le sanzioni.
Biden, scrive oggi Politico, è pronto ad alzarsi e a uscire
se il dialogo per riportare in vita il Joint Comprehensive Plan
of Action (Jcpa) non dovesse fare progressi. “Naturalmente il
fallimento dell’Iran nel cooperare è un cattivo segno sulla sua
serietà per una conclusione di successo dei nostri negoziati”,
ha dichiarato il Dipartimento di Stato Usa mercoledì scorso. Gli
Stati Uniti, ricorda la Cnn, se fallissero i negoziati, sono
pronti ad “altre opzioni”. Quanto agli altri cinque Paesi,
membri con l’America del gruppo 5+1, cioè i cinque membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu più la Germania) ,
l’obiettivo è di ripartire da dove i negoziati si erano fermati,
ma dovranno fare i conti con l’incognita della nuova
amministrazione iraniana, virata decisamente verso la linea dura
con il falco Raisi, in carica dallo scorso agosto. (ANSA).
Fonte Ansa.it