L’Italia vende più libri all’estero, il 12% delle novità

(ANSA) – ROMA, 07 DIC – Si espande la dimensione
internazionale dell’editoria libraria italiana: nel 2020 la
vendita di diritti è stata pari a 8.586 opere, +0,2% rispetto al
2019. Ma soffrono i piccoli e medi editori (tra i 9 e i 100
titoli pubblicati all’anno): la vendita di diritti li ha
riguardati, nel 2020, solo per il 9% dei titoli ceduti, ovvero
772, in netto calo (tre punti percentuali) rispetto ai 1.228 del
2019. Nel 2020 sono state vendute all’estero il 12% delle
novità pubblicate. Nel 2001 erano solo il 4% dei titoli
pubblicati a interessare le case editrici straniere. Sono i numeri presentati a Più libri più liberi, la Fiera
nazionale della Piccola e Meda Editoria alla Nuvola dell’Eur a
Roma fino all’8 dicembre. La ricerca, ‘Oltre Chiasso. La
dimensione internazionale dell’editoria italiana’, in
collaborazione con il Centro per il Libro e la Lettura-Cepell e
con il sostegno di Aldus Up, mostra una battuta d’arresto,
invece, per l’import: sono state 9.127 le opere di autori
stranieri acquistate dagli editori italiani, in calo del 6%,
flessione che va comunque commisurata alla più generale
riduzione dei titoli pubblicati durante l’anno. L’Italia si
conferma un Paese che traduce molto, ma con il passare degli
anni dipende meno dall’estero. Dal 1997 al 2020 le opere di
autori italiani sono cresciute del 56%, le traduzioni del 24%.
    Nel 1997 era tradotta una novità ogni 4 pubblicate, oggi il 17%.
    Nel 2020 si è tradotto soprattutto dall’inglese (62% di tutte le
traduzioni), dal francese (16%), dal tedesco (7%) e dallo
spagnolo (4%). L’Europa, con 5.914 opere acquistate, resta di
gran lunga il primo mercato di sbocco, con il 69% dei titoli
venduti all’estero. La Spagna ne ha acquistati 1301, seguono la
Francia con 917, la Polonia con 650, la Germania con 591 e il
Regno Unito con 237. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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