I processi di digitalizzazione, che interessano le aziende ma anche le pubbliche amministrazioni e la scuola, stanno riscrivendo il modo in cui vengono sviluppati i software. Il cloud computing riveste di giorno in giorno una importanza sempre più grande, perché le sue strutture offrono flessibilità, scalabilità dei servizi IT e possibilità di accedere da qualsiasi luogo ci si trovi e da qualsiasi hardware. Per poter godere di tutti i vantaggi che il mondo dell’informatica su “nuvola” offre, servono però applicazioni e software dedicati, cioè pensati per funzionare in modo ottimizzato su sistemi cloud.
Questo ha richiesto agli sviluppatori di adottare un approccio cloud nativo, o cloud native in inglese, dove le applicazioni vengono pensate proprio per poter operare al meglio in ambiente cloud. Negli anni il concetto di cloud nativo ha così rivestito una importanza sempre maggiore, ma per capire il modo in cui sta modificando il futuro dello sviluppo in informatica, bisogna capire meglio cosa significa.
Che cosa significa cloud nativo
Una definizione specifica di cloud nativo non può essere data, perché questo termine indica un approccio allo sviluppo software che comprende diverse tecniche e aspetti. Per VMWare è un “approccio alla creazione ed esecuzione di applicazioni che sfrutta i vantaggi del modello di consegna del cloud computing”. Oracle basa la definizione su un “modello di computing distribuito”, mentre RedHat lo definisce come “una raccolta di servizi piccoli, indipendenti e liberamente accoppiati che offrono un valore riconosciuto al business”.
C’è poi Microsoft, che invece per la definizione si affida alla Cloud Native ComputingFoundation, secondo cui la definizione ufficiale, che indica il cloud nativo come l’insieme di tecnologie native per il cloud, basate su “tecniche che consentono sistemi ad accoppiamento libero resilienti, gestibili e osservabili”.
Per rispondere alla domanda “cosa significa cloud nativo”, possiamo quindi basarci su tutte le precedenti e affermare che è l’insieme delle architetture e tecnologie sviluppate con un approccio alla progettazione, costruzione e funzionamento destinato al cloud, così da sfruttare tutti i vantaggi del modello di cloud computing.
Approccio cloud native: come funziona
L’approccio cloud nativo si basa quindi su diversi aspetti e tecnologie. Dal punto di vista prettamente tecnico, avremo un sistema di microservizi distribuiti con orchestratori di contenitori, cioè sistemi che vengono sviluppati appositamente per funzionare in un ambiente cloud e che sono gli elementi fondamentali della progettazione cloud native.
Ogni microservizio viene sviluppato per poter svolgere una funzione, che combinata con gli altri nel contenitore permette di eseguire funzionalità diverse.
Questo modello consente di ottenere un alto grado di flessibilità per il team di sviluppo, che potrà essere utilizzata per creare e testare nuovi servizi. I microservizi, infatti, comunicano tra loro attraverso API standardizzate, così che l’utente finale interagisca con una sola interfaccia come se stesse usando un’unica applicazione cloud native, mentre invece si avvale di servizi indipendenti l’uno dall’altro.
Dal punto di vista strategico, invece, troviamo i processi di DevOps, che coinvolgono non solo gli sviluppatori o developers (Dev) ma anche le operazioni, o operations, (Ops). Ciò implica che la progettazione di un’architettura cloud native debba tenere di conto non solo dell’aspetto dello sviluppo del codice, ma anche dell’osservabilità, cioè della possibilità di monitorare, tenere traccia e registrare l’efficacia del microservizio così da essere facilmente accessibile ai team operativi.
Un sistema osservabile consentirà di far emergere eventuali problemi e la comunicazione agli sviluppatori permette di rivolverli a mano a mano che si presentano, creando un processo di Continuous Delivery, in cui il team di sviluppo rilascia il prodotto, o microservizio, mentre è ancora in lavorazione per poi operare delle modifiche e dei miglioramenti secondo le osservazioni dei team operativi.
I vantaggi dell’approccio cloud nativo
La digitalizzazione delle aziende è un processo necessario nell’era digitale che stiamo sperimentando e il passaggio al cloud computing attraverso a un approccio cloud nativo può apportare numerosi vantaggi. Prima di tutto, offre una migliore scalabilità che può contare su riduzione dei costi destinati altrimenti all’aggiornamento e all’acquisto dell’hardware.
L’infrastruttura infatti funziona con ogni tipo di piattaforma e le aziende possono scegliere il proprio fornitore con maggiore libertà, così da avere maggiore agilità nell’adattarsi in modo efficace alle esigenze dettate dai cambiamenti di mercato.
Per quanto riguarda gli sviluppatori, invece, il vantaggio principale è la flessibilità, dovuta all’architettura dell’approccio cloud native.
Si pensi ai servizi, che possono essere eseguiti in modo indipendente dal loro ambiente, e ai contenitori dei microservizi, che sono altamente portatili: gli sviluppatori avranno una grande libertà, dato che modificare un microservizio non influisce sull’intero software, minimizzando così il rischio di bug e altre problematiche che si hanno quando si rilascia un software nuovo.
Infine, altro vantaggio è l’elevato grado di automazione, che si può raggiungere attraverso il ciclo di Continuous Delivery dei team DevOps, che rilasciano aggiornamenti e modifiche dei microservizi in modo immediato, così che le aziende possano reagire più velocemente alle esigenze di clienti e mercato. Appare chiaro che l’approccio cloud nativo rappresenti il futuro dello sviluppo software, assecondando la trasformazione digitale che stiamo vivendo e che non potrà essere arrestata.
Approccio cloud native: i benefici per l’azienda
Si pensi a un’azienda che basa la sua infrastruttura su data center o server fisici. I lavoratori per usare il software aziendale saranno vincolati a usare il proprio computer su cui è installato e un hardware correttamente configurato.
Spostando invece l’infrastruttura su cloud, si potrà avere accesso al software aziendale in ogni momento, affidandosi ad aziende terze per lo sviluppo di funzionalità e servizi aggiuntivi del software attraverso dei microservizi.
Le applicazioni saranno così implementate senza incorrere in rischi di malfunzionamenti o bug nel software, che potrebbero riguardare solo il microservizio appena aggiunto senza danneggiare quelli già consolidati.
Usando l’approccio cloud nativo, l’azienda potrà consentire ai dipendenti di lavorare da ogni computer o piattaforma, riducendo i costi di acquisto e aggiornamento dell’hardware, e consentendo maggiore flessibilità: potranno lavorare dovunque, anche se è in viaggio o in smart working. Inoltre, si avranno tutti i benefici di un software che è facilmente modificabile, scongiurando al tempo stesso i limiti fisici delle vecchie infrastrutture, per cui eventuali blackout o danni fisici al server o ai dispositivi rappresentano uno stop al lavoro e quindi alla produttività.
Fonte Fastweb.it