Per avere successo sul lavoro e riuscire ad affrontare la vita con determinazione non è sufficiente avere solo competenze tecniche o maturare esperienza sul campo. Seppur essere a conoscenza di pratiche e metodologie e saperle applicare è estremamente importante, a fare la differenza è l’atteggiamento.
La sicurezza e la fiducia in sé stessi, la consapevolezza delle proprie capacità, delle proprie potenzialità e dei propri limiti permette agli individui di stabilire obiettivi di vita e lavorativi realistici e, soprattutto, realizzabili. Occorre pertanto sviluppare una soft skill importantissima ed estremamente ricercata dagli addetti alle risorse umane: il self empowerment personale.
Si tratta della consapevolezza e della capacità di fissare un obiettivo realizzabile e riuscire ad immaginare e a percorrere la strada che serve per raggiungerlo. È un’abilità che non è innata, ma che si sviluppa con il tempo grazie ad esperienze e al proprio background culturale. Si può incrementare anche con l’aiuto di specifici esercizi semplici da fare anche in autonomia.
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0. Cos’è il Self empowerment
Con self empowerment si intende la capacità di avere consapevolezza delle proprie capacità, delle proprie conoscenze e competenze e dei propri limiti. Porta ad avere un atteggiamento positivo, particolarmente apprezzato negli ambienti di lavoro.
Il self empowerment è anche un percorso personale, che porta ad ottenere maggiore autostima e ad avere fiducia in sé stessi. Ciò si ripercuote, oltre che sulla vita lavorativa, anche nei rapporti sociali. Si riesce a stare in mezzo agli altri, ad esprimere le proprie opinioni e idee con sicurezza, senza avere il timore di sbagliare o di essere giudicati.
Si utilizza il termine empowerment, che fa riferimento ad una presa di potere. Gli individui che riescono ad avere consapevolezza in sé stessi sviluppano la capacità di essere padroni della propria vita, di saper prendere decisioni senza essere influenzati eccessivamente dagli altri o dall’ambiente.
Non si tratta di un potere su qualcun altro, ma su sé stessi. Il self empowerment conferisce la forza di intervenire attivamente sulla propria vita, indirizzarla nella direzione che più si desidera, di cambiarla per essere il più possibile felici e per raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati.
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1. Il concetto di empowerment è oggetto di tanti studi
Il termine empowerment è nato tra gli anni ’50 e gli anni ’60 nell’ambito degli studi politologici che vertevano, in particolar modo, sulla guerra del Vietnam, sul processo di emancipazione femminile e sull’acquisizione dei diritti civili delle minoranze.
Indica un processo di crescita sia dal punto di vista individuale, sia del gruppo. Porta allo stravolgimento della visione dei propri limiti, che non rappresentano più un ostacolo insormontabile, ma uno stimolo per migliorarsi. Marc Zimmermann ha affermato che l’empowerment si declina su tre livelli: quello individuale, quello organizzativo e quello socio-politico e di comunità.
A livello individuale prevale il concetto di self empowerment, inteso come crescita del singolo individuo e potenziamento personale e individuale. È un’abilità che si può ottenere in diversi modi: con esperienze di vita, esercitandosi, con specifici corsi di formazione o intraprendendo percorsi terapeutici.
L’empowerment si può intendere come un vero e proprio percorso che porta dalla passività appresa, dal senso di sfiducia e dallo sconforto ad un atteggiamento positivo e propositivo, caratterizzato dalla speranza appresa e da una maggiore fiducia in sé stessi.
Julian Rappaport ha introdotto il concetto di empowerment in psicologia e lo ha definito come un processo che porta ad avere maggiore controllo della propria vita.
Julian Rappaport, psicologo americano che ha introdotto il concetto di empowerment nel lavoro sociale, psichiatria sociale e psicologia nel 1981, si è concentrato sulle caratteristiche positive degli individui e sulle loro qualità.
Ha definito l’empowerment come un percorso che porta le persone ad avere un maggiore controllo sulla propria vita e ad incrementare tutte quelle conoscenze e capacità che possono ripercuotersi positivamente anche sulla società.
Si tratta di un processo sociale che interviene sugli individui, sui gruppi e sulle comunità. Ha effetti su diverse dimensioni: psicologiche, economiche e sociali. Permette agli individui di avere un potere positivo, che sfocia in diverse possibilità di scelta e di azione.
Empowerment è potere, ma non inteso come abuso nei confronti del prossimo. Tutt’altro. Secondo Rapparport una condizione di empowerment facilita la creazione di contesti in cui tutti i soggetti, anche quelli emarginati e isolati altrove, riescono a trovare voce, la forza di influenzare la propria vita con delle scelte e di mostrare le proprie abilità agli altri ottenendo un riconoscimento.
Un soggetto che non ha empowerment, per lo psicologo americano, è un individuo in una situazione di passività appresa, debole e dipendente. A controllarne le azioni è l’esterno. Per arrivare alla condizione opposta, in cui prevalgono i tratti dell’assertività, occorre percorrere un processo a tre fasi.
Nella prima fase, quella dell’attribuzione, si cerca di prevenire e comprendere le cause, esterne (di natura personale) ed interne, che portano ad una situazione di disempowerment. Ci sono elementi che sono permanenti ed elementi transitori che si possono rimuovere. Un forte ruolo ce l’hanno anche i pregiudizi, che portano ad una condizione di sfiducia.
La seconda fase è caratterizzata dalla valutazione della self-efficacy. Il soggetto valuta la propria efficacia e viene influenzato dalla propria personalità, dalla motivazione e dal contesto. Infine, c’è la fase di prefigurazione del futuro, che fa riferimento a come l’individuo immaginare il proprio futuro. Chi immagina di avere successo riuscirà ad ottenerlo con maggiore facilità.
Massimo Bruscaglioni, ingegnere e laureato in psicologia applicativa, ha sviluppato in Italia l’approccio del self empowerment per il potenziamento professionale, lo sviluppo personale e delle competenze. Secondo lo studioso, ad attivare il processo di empowerment è l’io desiderante.
Il processo di empowerment, secondo Massimo Bruscaglioni, inizia dall’insorgenza di un nuovo desiderio.
Secondo Bruscaglioni il percorso che porta ad una condizione di empowerment parte dall’insorgenza di un nuovo desiderio e passa dalla capacità di creare rappresentazioni mentali positive, acquisire consapevolezza delle proprie risorse esterne ed interne e l’inizio di una prova sperimentale per realizzare il desiderio.
Una volta ottenuti feedback dai primi esperimenti, l’individuo investe ulteriori risorse per raggiungere il suo desiderio. In conclusione, mette in atto un tentativo concreto per raggiungere l’obiettivo che si è prefissato all’inizio del processo.
L’empowerment influisce anche nei legami tra le persone e, quindi, comprende anche un livello organizzativo. Un’organizzazione empowering ha come obiettivo quello di promuovere la crescita personale di tutti i suoi membri, dà loro la possibilità di accedere a ruoli diversi e rilevanti, vi è sostegno reciproco e una leadership condivisa.
A livello di comunità, l’empowerment consente di creare un ambiente in cui tutti i cittadini hanno la possibilità, le risorse, la motivazione e la forza di fare scelte e intraprendere azioni che portino ad un miglioramento della loro vita.
Ciò avrà effetti consistenti anche sulla comunità stessa, perché i cittadini competenti rappresenteranno a loro volta una preziosa risorsa per gli altri individui e possono creare condizioni favorevoli e positive per tutti.
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2. Self empowerment nel mondo del lavoro
Il self empowerment è essenziale nel mondo del lavoro. In un momento segnato da grandi cambiamenti, in cui è necessario riuscire ad affrontare imprevisti frequenti e apprendere nuove modalità, è una qualità particolarmente ricercata dagli esperti di risorse umane e che offre un grande vantaggio competitivo in fase di selezione del personale.
L’introduzione del concetto di self empowerment nel mondo del lavoro non è recente, ma risale agli anni ’70 con la pubblicazione del libro ‘Men and Women of the Corporation’ di Rosabeth Moss Kanter, che aveva come obiettivo quello di restituire ai dipendenti una certa autonomia sul lavoro eliminando le gerarchie più rigide. Lo scopo era anche quello di offrire ai manager uno strumento per responsabilizzare i lavoratori e per stimolare l’impegno e la motivazione.
Il self empowerment permette al lavoratore di essere più responsabile. Offre un vantaggio competitivo in fase di selezione.
Il self empowerment permette all’individuo, forte delle sue consapevolezze, di rispondere velocemente agli input che arrivano dall’esterno e, di conseguenza, di riuscire prontamente a risolvere i problemi senza lasciarsi spaventare e, al contempo, di saper cogliere tutte le opportunità che si presentano per aziende ed organizzazioni.
Si diventa soggetti attivi del cambiamento, non individui che lo subiscono passivamente. Un lavoratore in grado di intraprendere un percorso di self empowerment è un lavoratore sempre pronto all’uso degli apprendimenti, con la voglia di acquisire nuove conoscenze e nuove competenze.
È un lavoratore che si prende la responsabilità delle azioni che porta a compimento. Ciò rappresenta un grande vantaggio per le organizzazioni, perché il dipendente avrà un maggior attaccamento verso l’azienda ed investirà maggiori energie per trovare soluzioni innovative e per offrire ai clienti nuovi prodotti e servizi soddisfacenti. Il successo dell’impresa diventa anche il suo successo.
Per i leader, il self empowerment dei dipendenti deve essere un obiettivo da raggiungere e, per questo, devono fornire il massimo sostegno ai loro collaboratori, avere una visione d’insieme e riuscire a stabilire per tutti traguardi realistici e raggiungibili.
Nel presente, self empowerment significa che i lavoratori sono disposti ad apprendere le nuove tecnologie e come si utilizzano gli strumenti offerti dal digitale. Ciò si rivela essenziale per le imprese che si stanno avviando percorsi di trasformazione digitale, diventata un nodo strategico per le organizzazioni, o che vogliono cogliere preziose opportunità.
Il self empowerment nei lavoratori determina caratteristiche importantissime che favoriscono un aumento delle prestazioni. Prima fra tutti, l’autoconsapevolezza, che porta a chiedere feedback e a confrontarsi con colleghi e superiori e a comprendere i propri limiti per superarli.
Accresce la curiosità, la voglia di scoprire nuove cose, di approfondire tematiche ed argomenti e a comprendere a pieno ogni aspetto del proprio lavoro. Infine, permette un’accettazione delle vulnerabilità, al saper convivere con le insicurezze senza farsi bloccare e senza permettere che queste abbiano un’influenza negativa sulla qualità dello svolgimento delle mansioni.
Il self empowerment può determinare la sopravvivenza delle aziende, in quanto è il cambiamento a mantenerle competitive. Dal punto di vista individuale, invece, il lavoratore è più appetibile sul mercato del lavoro se sanno essere flessibili, propensi ad a migliorarsi, a crescere e ad impegnarsi.
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3. Self empowerment e formazione
Il self empowerment ha risvolti positivi anche nell’ambito della formazione e coinvolge i docenti, gli studenti e le loro famiglie. Significa riuscire a sviluppare un elevato grado di autonomia e una cultura del cambiamento.
I docenti, dopo aver compreso il bisogno di cambiare, sono spinti ad apprendere nuove conoscenze, ad informarsi e ad approfondire nuove tematiche. Sviluppa nuove competenze, che porta in classe introducendo cambiamenti educativi e formativi.
Per approfondimento: Team Management, la regola dei due minuti
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4. Come sviluppare il self empowerment
È evidente come intraprendere percorsi di self empowerment e sviluppare il più possibile il proprio potenziale sia essenziale per riuscire a vivere la vita in maniera propositiva, realizzare i propri desideri e raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati.
Per sviluppare la capacità di self empowerment ci sono delle tecniche, ma occorre innanzitutto dedicarsi del tempo per conoscersi, per capirsi e per fare una riflessione su sé stessi. È necessario per poter prendere consapevolezza dei propri bisogni, degli obiettivi che si vogliono raggiungere, della strada che si vuole percorrere, delle proprie capacità e abilità e anche dei propri limiti.
Per poter migliorare, bisogna prima chiedersi quali sono i propri punti di forza, quali gli aspetti in cui si può migliorare, quali le attitudini e gli interessi che si hanno, facendo anche un resoconto di tutti i vincoli che si frappongono tra la situazione attuale e il raggiungimento dei propri obiettivi.
In questo modo si avrà ben chiaro non solo dove si vuole arrivare e come è possibile farlo, ma anche tutti gli strumenti che si hanno a disposizione. Ciò permette di portare alla luce il proprio potenziale, di aumentare il senso di autoefficacia, di raggiungere uno stato di gratificazione e la motivazione necessaria per crescere giorno dopo giorno.
È un processo complesso, che richiede tempo, ma che può essere portato avanti anche con piccole azioni quotidiane che, portate avanti con costanza, aiutano a sviluppare un pensiero gratificante. È bene impegnarsi per fare una piccola cosa positiva ogni giorno.
Quando si commette un errore non ci si deve auto-mortificare, ma fin da subito comprendere lo sbaglio, apprendere la lezione e pensare fin da subito alle possibilità di miglioramento. Esplorare nuove esperienze, sperimentare e fare cose nuove aiuterà ad aumentare la fiducia in sé stessi.
Il miglior modo per permettere al proprio potenziale di venire alla luce è affrontare le proprie paure, non permettere che diventino un ostacolo insuperabile. Si può, pertanto, fare una lista di tutto ciò che intimorisce e, giorno dopo giorno, provare ad affrontarle finché non vengono superate del tutto.
Si possono poi intraprendere percorsi con psicologi, coach, consulenti ed esperti che aiutano le persone a individuare le proprie capacità e ad eliminare tutti gli elementi che non gli permettono di sviluppare un atteggiamento positivo e l’abilità di self empowerment.
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5. Esercizi di Self Empowerment
È possibile fare degli esercizi per lo sviluppo personale o utilizzare delle tecniche che permettono il potenziamento della propria autostima, che accrescono il senso di speranza nel futuro e incentivano l’adozione di un approccio positivo.
Uno degli esercizi più diffusi è quello della margherita delle possibilità.
Occorre fare il disegno di un fiore stilizzato. Nella parte centrale si inserisce l’ambito della vita che si vuole migliorare o sul quale si vuole lavorare: la carriera, gli studi, le relazioni interpersonali, etc.
In ogni petalo, invece, andranno inserite tutte le possibilità e le azioni che si possono intraprendere. Si possono aggiungere tanti petali quante le ipotesi che si vogliono analizzare. Un petalo, invece, va lasciato vuoto perché rappresenta l’imprevedibile, ciò che non può essere programmato.
Dopo aver inserito tutte le possibilità concrete di azione, devono essere analizzate una per una, provando ad immaginare la realizzazione. Servirà creatività, fantasia, ma anche una grande dose di concretezza e consapevolezza.
Un secondo esercizio, invece, richiede grande capacità di concentrazione, un po’ di tempo libero e uno ambiente tranquillo, isolato e silenzioso. Prevede, infatti, in una profonda meditazione su sé stessi e sul proprio futuro.
L’esercizio consiste nell’immaginarsi già nel futuro, con tutti gli obiettivi che ci si è prefissati raggiunti grazie al proprio lavoro e alle proprie capacità e con tutti i sogni e i desideri che sono stati realizzati. Dopo essere riusciti a proiettarsi in questa realtà alternativa, occorre scrivere su un foglio tutte le sensazioni che si provano.
Va poi ripetuto per tre giorni consecutivi, per almeno venti minuti. È una tecnica che aiuta a comprendere se gli obiettivi che ci si è posti sono quelli che veramente si desidera realizzare, se porteranno appagamento o se è meglio, invece, analizzare i propri reali bisogni.
Con lo stesso esercizio, si può riflettere sui singoli obiettivi e cercare di immaginare tutti gli ostacoli superati per raggiungerli. Immaginare che tutto sia andato per il meglio e la miglior versione di sé può produrre un senso di gratificazione e incentivare un atteggiamento positivo che può avere effetti benefici sull’autostima, sulla motivazione e sulla visione che si ha del futuro.
Infine, è una buona abitudine iniziare sempre la giornata sapendo quali sono i micro-obiettivi che si vogliono raggiungere. Prima di andare a dormire, così, si può stilare una breve lista delle attività che si vogliono svolgere all’indomani.
Permetterà di sapere fin dal risveglio cosa fare, organizzando bene i tempi e ritagliandosi anche dei momenti da dedicare a sé stessi. Al termine della giornata, vedere tutte le attività portate a termine farà sentire produttivi e aumenterà il senso di autoefficacia.
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Fonte Fastweb.it