(ANSA) – TARANTO, 16 MAG – La Procura di Taranto ha espresso
parere negativo in merito all’istanza di dissequestro degli
impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico
presentata il 30 marzo scorso dai legali dei commissari di Ilva
in As alla Corte d’Assise che ha emesso la sentenza di primo
grado del processo Ambiente Svenduto. Il dissequestro degli
impianti è una delle condizioni sospensive dell’accordo di
investimento siglato il 10 dicembre 2020 tra Arcelor Mittal
Holding Srl, Arcelor Mittal Sa e Invitalia. Gli impianti furono
sequestrati nel 2012 e fu poi concessa la facoltà d’uso.
Secondo i commissari straordinari di Ilva in As – tutt’ora
proprietaria degli impianti – è cambiato lo scenario delle
emissioni rispetto a dieci anni fa grazie ai lavori ambientali e
ci sono i presupposti per revocare il sequestro. Di diverso
avviso è la Procura. La decisione finale spetta alla Corte
d’Assise.
Gli impianti furono sequestrati il 26 luglio 2012 in base a
un’ordinanza che firmata dal gip Todisco nell’ambito
dell’inchiesta per associazione per delinquere finalizzata al
disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e
alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
All’azienda fu poi concessa la facoltà d’uso. La Corte d’Assise
di Taranto che ha ricevuto l’istanza è la stessa che l’1 giugno
2021 ha pronunciato la sentenza (ma le motivazioni non sono
state ancora depositate) del processo ”Ambiente Svenduto”
infliggendo 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e
politici) per 270 anni di carcere e disponendo la confisca degli
impianti dell’area a caldo. (ANSA).
Fonte Ansa.it