(ANSA) – MILANO, 17 MAG – Mentre la carenza di semiconduttori
non sembra poter rientrare nel breve, Samsung sta valutando la
possibilità di aumentare i costi di produzione per i chip che
realizza in casa tramite la divisione Foundry. Lo afferma
Bloomberg, spiegando che tale mossa potrebbe avere un forte
impatto sui prodotti finali acquistati dai consumatori, sia a
marchio della coreana che dei partner, clienti dell’hardware
fornito dal colosso di Seul.
L’intenzione di aumentare le richieste economiche, fino al
20% del costo odierno, sarebbe la risposta all’impennata
generale dei prezzi, inclusi quelli per i materiali grezzi e la
logistica nella filiera produttiva. L’aumento finale porterebbe
le aziende che usano i semiconduttori di Samsung nei loro
prodotti a dover pagare tra il 15% e il 20% in più per avere gli
stessi chip di prima. Samsung, quale attore importante nel
settore dei semiconduttori, produce processori per un’ampia
gamma di settori, dagli smartphone agli archivi di memoria, ma
anche apparecchiature professionali in ambito medico. Come
sottolinea Bloomberg, un sovrapprezzo alla fonte porterà
inevitabilmente ad un aumento di tutti i prodotti che utilizzano
tecnologie Samsung. La scorsa settimana, un rapporto di
DigiTimes affermava che Taiwan Semiconductor Manufacturing,
meglio conosciuta come Tsmc, una delle più grandi aziende di
produzione chip a livello globale, alzerà i prezzi dei
semiconduttori tra l 5% e il 9% nel 2023. “Con i costi in
aumento su tutto, dall’energia alle attrezzature, materiali e
merci, questa è una mossa inevitabile per Samsung”, ha affermato
Masahiro Wakasugi, analista di Bloomberg Intelligence. (ANSA).
Fonte Ansa.it