Dipendenza da videogiochi, studio svela i fattori di rischio

(ANSA) – SYDNEY, 20 LUG – Decine di migliaia di adolescenti
australiani, come molti loro coetanei nel mondo, si impegnano in
videogiochi a livelli patologici, che nei casi più avanzati
portano al rifiuto prolungato della scuola, a minacce di
autolesionismo e aggressività verso i familiari. Un nuovo studio
della Macquarie University di Sydney documenta come i giovani
più vulnerabili, che sviluppano la condizione detta Internet
Gaming Disorder (IGD), non solo devono contendere con i loro
impulsi, ma si sentono anche disconnessi dalle famiglie e
impotenti nell’ambiente esterno. Come parte dello studio i
ricercatori hanno esaminato i casi di quasi 900 studenti delle
classi medie in una scuola superiore in un’area socialmente
avvantaggiata. Circa 24 di essi rispondevano ai criteri di
dipendenza dai videogiochi in internet: 14 maschi e nove
femmine. Secondo Wayne Warburton, docente di psicologia dello
sviluppo, che ha guidato lo studio, la probabilità che un
adolescente soffra di problemi clinici con i videogiochi aumenta
con fattori di rischio, fra i quali essere maschi, avere bassa
autostima e sentirsi socialmente isolati. “Sentire di non avere
molto controllo sul proprio ambiente, di non essere bravi in
molte cose; sentire di non avere un buon rapporto con i
genitori, sono tra i fattori di rischio”, scrive Warburton sul
sito dell’università stessa. Gli adolescenti che vivono
attaccati ai videogame lo fanno perché dà loro qualcosa che
manca nella vita reale. “Nella ‘connessione’ – continua
l’esperto – si trova la propria tribù e si trascorre tempo con
altre persone. Inoltre si è competenti, cioè bravi nel
videogioco, il che compensa le induffcienze nelle materie
scolastiche. Infine i giovani hanno finalmente controllo: del
gioco in cui ci si cimenta e del proprio ambiente”. La
dipendenza comportamentale può tuttavia essere affrontata
puntando sui fattori di rischio, come incoraggiare la fiducia in
se’ e affrontare i problemi di relazione che portano
all’isolamento sociale. Il rischio si riduce quando i giovani
hanno una maggiore autostima, sono meglio connessi socialmente e
hanno un legame più forte con i genitori e un caldo ambiente
familiare, scrive lo studioso. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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