Covid: studio Oms, fino 51% dei post sui vaccini sono fake

(ANSA) – ROMA, 05 SET – Le interpretazioni errate delle
informazioni sulla salute aumentano durante epidemie e spesso
hanno un impatto negativo, aumentando l’esitazione nei confronti
dei vaccini e ritardando anche l’accesso alle cure. Lo mostra
una revisione di studi pubblicata sul Bollettino
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che evidenzia come il
il 51% dei post associati ai vaccini veicolava disinformazione.
    Ma allo stesso tempo, se sfruttata bene, la comunicazione sui
social è una contromisura all’infodemia, o diffusione di una
grande mole di notizie sul web, spesso inaccurate o false.
    La revisione sistematica ha utilizzato 31 studi condotti in
precedenza sul tema. In particolare, comparando i risultati di 4
incentrati sulla percentuale di disinformazione sanitaria su
Twitter, Facebook e Instagram, è emerso che conteneva
informazioni imprecise o fuorvianti fino al 51% nei post
associati ai vaccini, fino al 28,8% nei post sul Covid-19 e fino
al 60% in post sulle pandemie. Tra i video di YouTube sulle
malattie infettive emergenti, il 20-30% conteneva informazioni
imprecise o sbagliate.
    Dieci studi hanno contribuito a esaminare gli effetti della
disinformazione, mostrando che questi includono aumento
dell’interpretazione errata delle conoscenze scientifiche,
polarizzazione delle opinioni, escalation di paura, ridotto
accesso alle cure, più esitazione sui vaccini e maggior uso di
trattamenti non provati. Tuttavia, non tutti gli effetti dei
social media sono stati negativi in pandemia: alcuni degli studi
analizzati hanno rilevato come diverse piattaforme abbiamo
generato conoscenze migliore, maggiore conformità alle
raccomandazioni sulla salute e comportamenti più positivi
rispetto ai modelli classici di informazione. Durante i momenti
di crisi, scrivono gli autori della revisione, “la
sovrapproduzione di dati da più fonti, la qualità delle
informazioni e la velocità con cui le informazioni vengono
diffuse creano impatti sociali e sanitari”. Quindi “promuovere e
diffondere informazioni sanitarie affidabili è fondamentale per
superare le informazioni sanitarie false o fuorvianti”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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