I Cugini di Campagna, a Sanremo anche grazie ai Maneskin

(ANSA) – ROMA, 21 GEN – Le zeppe? Un’idea di Ivano negli anni
Sessanta per essere tutti alti uguali sul palco. I lustrini e le
sete shantung dai colori sgargianti? Un’ispirazione data dai
dipinti nella Cappella Sistina, quando – sempre Ivano – era
parte del Coro delle voci bianche. “Cinquant’anni fa eravamo una
rivoluzione, oggi anche Amadeus usa le giacche con le
paillettes”. I Cugini di Campagna sbarcano al festival di
Sanremo, per la prima volta. Senza rinunciare alla loro
identità, quella che li ha resi riconoscibili in 53 anni di
carriera.
    “All’Ariston in giacca e cravatta? Ma no, se lo facessi sarei
falso. Oppure lo ero prima”, spiega Ivano Michetti, chitarrista
e fondatore col gemello batterista Silvano della band (che conta
anche Tiziano Leonardi e Nick Luciani), rivendicando idee e
scelte. “A Sanremo andiamo perché ce lo siamo conquistato. Negli
anni Settanta venivamo invitati continuamente. Ma era uno show
che andava una sera in differita su Rai2. Al festival serviva
visibilità, a noi no: per questo non andammo mai”, dice Ivano.
    Nel frattempo le strade dei Cugini di Campagna e del festival si
divisero. Fino ad oggi. “Felicissimi di essere all’Ariston non
per un premio o per una reunion. E per carità, niente premi alla
carriera, m’ammazzerei! – scherza l’artista -. Un po’ dobbiamo
ringraziare anche i Maneskin, con loro che hanno imitato i
nostri look c’è stata una rinascita”. A guardare bene, aggiunge
Ivano, le due band hanno varie cose in comune. “Loro hanno
iniziato da Via del Corso. Noi da Fontana di Trevi, dove io da
ragazzino andavo a raccogliere le monetine lanciate dai turisti.
    Quando mio padre mi beccò, mi portò al coro delle voci bianche”.
    Al festival I Cugini di Campagna sbarcano con Lettera 22,
brano scritto da La Rappresentante di Lista. “A 76 anni non sono
così scemo da pensare che la mia vena artistica possa piacere ai
15enni. Vogliamo dialogare con i giovani, per questo ci fidiamo
della collaborazione con Veronica e Dario”.
    Con 100-120 concerti all’anno, di andare in pensione non se
ne parla proprio. “Due anni fa fui colpito da un ictus, pensai
fosse finita. Ma dopo essermi svegliato dal coma ho capito che
non voglio fermarmi. Voglio morire con brillantini e zeppe”.
    (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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