(ANSA) – MILANO, 02 FEB – “Dal punto di vista della ricerca
della verità, mi auguro che la visita di Papa Francesco sproni
le autorità congolesi a collaborare, cosa che finora non ho
visto”. Sono passati quasi due anni dalla morte di Luca
Attanasio, l’ambasciatore in Congo ucciso il 22 febbraio 2021 in
un agguato insieme al carabiniere della scorta Vittorio
Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo e suo padre Salvatore
aspetta di sapere esattamente cosa è accaduto. “Speriamo che
l’opinione pubblica tenga vivo il suo ricordo e l’attenzione in
modo che le istituzioni non si adagino” ha aggiunto.
“La speranza – ha detto Attanasio – è che si faccia luce su
quanto è accaduto, con una verità vera e non costruita per far
tacere le coscienze”. Al momento sono due i procedimenti in
corso. In Congo sono a processo sei persone accusate di essere
gli autori materiali dell’attentato, un processo “alle ultime
battute, ci dice il nostro avvocato. Forse mancano tre udienze e
la sentenza ma si continua a rinviare”, a Roma è stato chiesto
il rinvio a giudizio nei confronti di due funzionari del
Programma alimentare mondiale che non avrebbero garantito la
sicurezza dell’Ambasciatore nella spedizione del Pam, durante la
quale è stato ucciso, mentre è ancora aperto il filone di
indagine sull’agguato. “Aspettiamo fiduciosi” ha assicurato, con
un filo di amarezza”.
“Speriamo che qualcosa si muova e che vengano ascoltate le
parole del Papa, che – ha sottolineato – non devono ascoltare
solo i congolesi ma anche i Paesi occidentali, in testa l’Onu,
perché lì la situazione è disastrosa”.
Un seminatore di speranza lo ha definito il Pontefice, con “parole positive per noi e per i congolesi che hanno toccato con
mano l’aiuto di Luca, che sanno che era un costruttore di pace.
“Il Congo è in una situazione assurda, oscurata dall’Occidente –
ha concluso – e ora magari con la visita del Papa qualche
coscienza si muove”. (ANSA).
Fonte Ansa.it