(ANSA) – ROMA, 10 FEB – Il 60% dei lavoratori dipendenti fa
gli straordinari ma un quarto di questi non riceve una
retribuzione aggiuntiva. E’ quanto emerge da uno studio
dell’Inapp secondo il quale il 15,9% dei lavoratori dipendenti
nel complesso fa straordinario non pagati mentre il 50% lavora
in orari antisociali, ovvero la notte, il sabato e nei giorni
festivi.
Secondo l’indagine Inapp Plus (Participation, Labour,
Unemployment Survey), che ha coinvolto 45.000 individui dai 18
ai 74 anni fanno straordinari il 64,7% dei dipendenti uomini
contro il 54,1% delle donne con motivazioni legate nella maggior
parte dei casi (51,2%) a carichi di lavoro eccessivi e carenza
di personale mentre solo il 18,4% dichiara di farli per
guadagnare di più. C’è poi un 8,1% che dichiara di non potersi
rifiutare.
L’indagine sottolinea che il 18,6% dei dipendenti lavora sia
di notte che nei festivi (circa 3,2 milioni di persone), il 9,1%
anche il sabato e i festivi (ma non la notte), mentre il 19,3%
anche la notte (ma non di sabato o festivi). Gli uomini
sperimentano di più sia il solo lavoro notturno, sia quello
svolto sia di notte che nei festivi; le donne, invece sono
impegnate più il sabato o nei festivi.
“Spesso la domanda di lavoro richiede disponibilità che
confliggono con le esigenze di vita – ha dichiarato il
presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda – è vero che per alcuni
settori economici, come il commercio o la sanità, e per alcune
professioni, come quelle dei servizi, il lavoro notturno o nei
festivi è connaturato alla natura della prestazione, ma è anche
vero che questa modalità sembra diffondersi anche dove non è
strettamente necessaria. È urgente avviare una seria riflessione
sull’organizzazione e articolazione del tempo di lavoro, ma
anche sulla sua quantità e distribuzione”.
Sempre secondo il Rapporto, “una certa rigidità si registra
anche sul fronte dei permessi: il 21,3% degli occupati (circa
4,7 milioni) dichiara di non poter o non volere prendere
permessi per motivi personali, il 54,8% può prenderli e il
restante 23,9% può modulare l’impegno lavorativo. Gli uomini
hanno una maggiore autonomia, mentre per le donne si evidenzia
la pressione di un contesto che disincentiva l’uso dei
permessi”. (ANSA).
Fonte Ansa.it