(ANSA) – CAMPOBASSO, 10 FEB – Pochi giorni fa diversi server
e sistemi nazionali sono stati compromessi dall’ennesimo caso
globale di cybercrime. Sebbene le recenti notizie confermino che
l’attacco è rimasto limitato ad alcune decine di server, non c’è
da stare tranquilli. L’ANSA ha chiesto a Rocco Oliveto,
ordinario di ‘Software Analytics’ e referente del Corso di
Laurea Magistrale in ‘Sicurezza dei sistemi software’
dell’Università del Molise, quali soluzioni possono essere messe
in campo per arginare il fenomeno. “Ancora una volta – spiega –
l’attacco è stato causato da un livello di sicurezza delle
aziende ancora troppo basso, sebbene esistano buone pratiche
consolidate e soluzioni per ridurre le vulnerabilità gravi dei
sistemi informatici. I ransomware rappresentano un problema che
dovrebbe essere ormai noto a tutti, eppure – sottolinea – la
superficialità con cui si gestiscono i sistemi informatici
consente agli hacker di continuare a sfruttare tali strumenti
per mettere in atto azioni illecite. La mancanza di figure
professionali specializzate nell’analisi e nel miglioramento del
livello di sicurezza di un sistema software rappresenta un
problema per la digitalizzazione dei nostri processi. Gli
esperti di sicurezza sono tra le figure professionali più
richieste dal mercato e la loro mancanza, come confermato dai
numeri, si sente: nell’ultimo rapporto del Clusit, gli attacchi
da gennaio a giugno 2022 hanno fatto registrare una crescita del
53% rispetto al 2018. In 4 anni e mezzo la media mensile di
attacchi gravi a livello globale è passata da 124 a 190”. Per
rispondere a tale esigenza del mercato del lavoro, l’Unimol ha
da qualche anno istituito un corso di Laurea Magistrale
specializzato sulla cybersecurity che mira a formare specialisti
della sicurezza informatica in grado di analizzare il livello di
sicurezza di un sistema informatico e proporre azioni per
mitigare eventuali sue vulnerabilità. (ANSA).
Fonte Ansa.it