La Corte Suprema Usa si appresta ad esaminare la prossima settimana una legge di 27 anni fa che protegge i giganti del webda azioni legali e penali per i contenuti pubblicati dai loro utenti. Promulgata quando il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg aveva solo 11 anni e Google non era neanche nella mente dei suoi creatori, la legge 230 è considerata inviolabile dai suoi difensori e dalle aziende come Instagram, Twitter, Youtube e Wikipedia che in virtu’ di essa vengono considerate semplicemente dei contenitori. L’idea dietro al provvedimento era quella di proteggere l’allora embrionale mondo di Internet da cause legali a cascata e consentirgli di prosperare, incoraggiando al contempo le aziende del web di moderare i propri contenuti. All’epoca la maggior parte dell’attenzione era rivolta ai contenuti sessuali, ma con il passare del tempo sul web sono cominciati ad arrivare altri pericoli come l’estremismo jihadista, i crimini d’odio, la violenza in genere. In due udienze, martedì e mercoledì, i massimi giudici americani ascolteranno le argomentazioni portate dai familiari delle vittime di alcuni attacchi terroristici che accusano Google e Twitter di aver “aiutato” l’Isis pubblicandone la propaganda. Tra loro la famiglia di Nohemi Gonzalez, la studentessa americana di 23 anni uccisa dai jihadisti a Parigi negli attentati del 13 novembre del 2015 mentre cenava in un bistrot. Sono 28 gli Stati che hanno chiesto alla Corte Suprema di rivedere la legge che protegge i giganti del web.
Fonte Ansa.it