(ANSA) – VENEZIA, 21 FEB – “La storia dell’architettura non è
sbagliata, è incompleta” dice Lesley Lokko, curatrice
anglo-ghanese di “The Laboratory of the Future”, la 18. Mostra
Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che
centra l’attenzione su una realtà “esclusa”, il continente
africano. “Per la prima volta, i riflettori – rileva – sono
puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura
fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi
abbraccia il mondo. Che cosa vogliamo dire? In che modo ciò che
diremo cambierà qualcosa? E, aspetto forse più importante di
tutti, quello che diremo noi come influenzerà e coinvolgerà ciò
che dicono gli ‘altri’, rendendo la mostra non tanto uno storia
unica, ma un insieme di racconti in grado di riflettere
l’affascinante, splendido caleidoscopio di idee, contesti,
aspirazioni e significati che ogni voce esprime in risposta ai
problemi del proprio tempo?”. Cambiamento e immaginazione, assieme a decolonizzazione e
decarbonizzazione, sono alcune delle parole chiave
dell’esposizione, articolata in sei parti, con 89 partecipanti,
di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora
africana, (tre i collettivi italiani), tra i Giardini della
Biennale, l’Arsenale e a Forte Marghera, dal 20 maggio al 26
novembre prossimi.
“La curatrice – sottolinea Roberto Cicutto, presidente della
Biennale – parte dal suo continente di origine, l’Africa, per
raccontarne tutte le criticità storiche, economiche, climatiche
e politiche e per dire a tutti ‘a noi è già successo molto di
quanto sta accadendo al resto del mondo. Confrontiamoci per
capire dove si è sbagliato e come va affrontato il mondo’. L’esposizione prende avvio dal Padiglione Centrale dove sono
riuniti 16 studi che rappresentano “un distillato di force
majeure (forza maggiore) della produzione architettonica
africana e disporica”, per poi svilupparsi all’Arsenale e a
Forte Marghera con le altre sezioni. (ANSA).
Fonte Ansa.it