Abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima il nuovo visore VR2 di PlayStation, che sarà disponibile sul mercato da domani, mercoledì 22 febbraio. Questo visore per realtà virtuale non è solo un oggetto per il gaming, ma un dispositivo tecnologico di altissimo livello che promette esperienze immersive senza precedenti. Ecco le nostre sensazioni, da “gamer” non più adolescenti ma molto curiosi delle potenzialità di questa tecnologia.
Visore leggero e comodo. L’oggetto si presenta con un design piuttosto diverso da quello del primo VR di PlayStation, uscito nel 2016. Per esempio è più leggero e più ergonomico, caratteristiche utili per un uso prolungato. Come sottolinea Yuki Kubota, Senior Art Director per il Global Design Center Industrial Design Group di Sony Interactive Entertainment, «con il team di ingegneri abbiamo creato molti prototipi dell’headset per ottenere un design più leggero, apportando però miglioramenti significativi alle funzionalità. Siamo così riusciti a ottenere forme più compatte, perfezionando anche robustezza e durata e diminuendo il peso complessivo. Sapevamo poi che il comfort era un fattore importante, e abbiamo prestato molta attenzione all’ergonomia del caschetto per garantire grande vestibilità a tutti i tipi di utenza».
Il design del visore VR2 richiama esplicitamente quello della PlayStation 5, con una forma tondeggiante che ritorna anche nei due VR2 Sense, i dispositivi che si “indossano” sulle mani e che consentono di interagire con il mondo virtuale, trasmettendo il movimento delle singole dita nel mondo ricreato artificialmente e ricevendo di ritorno diversi tipi di sensazioni. Lo spazio per gli occhi è ampio e consente, per chi ne ha la necessità, di tenere i propri occhiali indossati. E, grazie al particolare design, la visiera non si appanna. «Abbiamo prestato molta attenzione alla presa d’aria e allo scarico, in modo simile a quanto avviene per la PlayStation 5», spiega Kubota. «Per ridurre l’appannamento della lente, l’aria entra da tutto il paraluce mentre lo scarico si trova sulla parte anteriore dell’headset. E ci siamo concentrati anche sulla creazione di un auricolare più leggero, in modo che possa essere indossato comodamente per lunghi periodi di tempo».
Il setup è molto semplice: innanzitutto, sul visore va collocato appunto l’archetto auricolare, pratico e leggero, quasi invisibile. Poi il visore si collega con un singolo cavo Usb (lungo circa 4 metri) alla PlayStation e i controller VR2 Sense si settano in un attimo.
Si passa quindi alla definizione dell’area all’interno della quale ci si potrà muovere (consigliata almeno 2×2 metri), che potrà comunque essere modificata in seguito, decidendo anche se si giocherà in piedi o da seduti. Ovviamente scegliamo “in piedi”, perché ci aspettiamo che sia decisamente più accattivante. E ora siamo pronti per iniziare.
Immersi tra robot e natura. Per la nostra prova utilizziamo Horizon Call of the Mountain, sviluppato da Guerrilla Games e Firesprite: è il primo gioco specifico pensato per la VR2, uno spin-off della celebre serie Horizon, che si svolge in un modo post-apocalittico in cui dominano creature robotiche dalle quali ci si può difendere con diversi tipi di armi. Si segue il personaggio di Rjas, che esplora mondi naturali di grande fascino, scala pareti a mani nude e abbatte macchine nemiche con il suo arco. L’intro iniziale dà già un’idea del mondo virtuale che il dispositivo è in grado di ricreare, con un percorso in barca nel corso del quale ci si può perdere a guardare i riflessi del tutto naturali dell’acqua nel fiume. Un minimo di pratica è richiesto per prendere confidenza con i comandi dei VR2 Sense, ma non ci vuole molto per capire come camminare in fretta e come scalare pareti che sembravano invalicabili.
Il tutto mentre l’eye-tracking segue con precisione il nostro sguardo e il foveated rendering intensifica la nitidezza delle immagini nel punto in cui il giocatore concentra l’attenzione (la fovea è la zona della retina in cui si ha la massima capacità visiva). Intanto, nel nostro percorso facciamo fuori una macchina minacciosa, le cui forme ricordano vagamente quelle di un dinosauro, estraendo dalla faretra una freccia (per farlo, è necessario prendere la freccia con un movimento del braccio del tutto analogo a quello che si farebbe nel mondo reale) e scagliandola con precisione. Ok, al terzo tentativo…
Poco dopo ci ritroviamo appesi a una liana a decine di metri sopra il letto di un fiume; guardare di sotto restituisce una sensazione di baratro che difficilmente si può distinguere da quella che si proverebbe nella realtà in una situazione simile (il condizionale è d’obbligo, perché non siamo mai stati appesi a una liana sopra un baratro).
Dinosauri e pagaiate in Antartide. Prima di deporre il visore, facciamo un passaggio anche su Isla Nublar, dove siamo intrappolati in un centro di ricerca abbandonato.
È lo scenario di Jurassic World Aftermath Collection, di Coatsink in collaborazione con Universal Games, che ci precipita (letteralmente, dopo uno schianto aereo) sull’isola dei dinosauri dove i poco simpatici rettili hanno devastato il parco a tema e dove il nostro obiettivo è portare a casa più informazioni possibili sui lucertoloni, che in realtà sono meno fotorealistici di quanto ci aspettassimo. E, infine, concludiamo l’esperienza con qualcosa di decisamente più tranquillo: una pagaiata in Kayak VR: Mirage (Better Than Life), che ci porta tra Australia e Costarica, tra Norvegia e Antartide, su acque di volta in volta tranquille e tumultuose, tra ghiacciai e delfini, di giorno e di notte, agitando i VR2 Sense per avanzare e sfruttando al massimo il campo visivo di 110° per goderci il panorama. Manca solo la resistenza dell’acqua ai colpi di pagaia, per il resto è come essere in prima persona in quei luoghi remoti, e si può anche mettere la testa “sott’acqua” per vedere i pesci da vicino!
Insomma, l’esperienza di immersività è molto forte, ed è frutto della formidabile potenza di calcolo del dispositivo, che incorpora schermi in 4K HDR a 90 frame al secondo e un audio 3D.
Come “focusiani” siamo sicuramente colpiti dalle potenzialità di questa tecnologia che permette di ricreare in salotto qualsiasi tipo di ambiente con un realismo eccezionale. E ci piacerebbe vederla all’opera anche in situazioni magari “giocabili” ma più… scientifiche: per esempio, in un viaggio in astronave all’interno della nostra galassia, per passeggiare sul suolo di Marte o per immedesimarsi in un naturalista che raccoglie campioni di specie sconosciute nella foresta amazzonica. Chissà che gli sviluppatori di contenuti raccolgano il nostro suggerimento…
Fonte Focus.it