L’importanza di lavarsi frequentemente le mani viene insegnata ai bambini dalle mamme e dai papà in tutto il mondo, e la recente esperienza traumatica della pandemia ha contribuito a ricordarcelo, se ce ne fosse stato bisogno. Ma se per i nati in un Paese occidentale questo gesto viene ripetuto abitualmente sin dalla più tenera età, non è così per chi nasce in un Paese in via di sviluppo, dove la possibilità di igienizzare le proprie mani quotidianamente potrebbe ridurre in modo significativo il rischio di malattie e infezioni.
Ecco la novità. Per ovviare a questo specifico problema è nato un nuovo tipo di sapone “a strappo”, chiamato Tab Soap, grazie al lavoro di tre scienziati britannici e di uno tanzaniano, tutti con base a Londra.
In passato erano stati fatti alcuni tentativi di portare strumenti di igiene rapida in parti del mondo come Kenya, con colonnine per lavarsi le mani chiamate Povu Poa (“Schiuma fresca”), o Vietnam, con l’analogo progetto Happy Tap, ma in entrambi i casi i costi non erano risultati sostenibili su ampia scala. Promette bene in questo senso, invece, il sapone realizzato dai ricercatori britannici seguendo i principi del “design comportamentale e antropologico”, che è stato sperimentato nelle aree rurali della Tanzania, dove, stando ai più recenti rilevamenti, solo il 13% della popolazione ha accesso all’acqua corrente.
Il tab soap è il risultato di un concorso di 150 idee, scremate via via fino a restringere il campo ai due diversi prototipi testati sulla popolazione.
Il funzionamento è semplice, veloce e intuitivo: basta strappare un quadratino di sapone da un rotolo e sfregarlo tra le mani affinché questo si decomponga al contatto, rilasciando acqua e sostanza detergente. La maggior parte del campione di utenti si è detto entusiasta del prodotto, promuovendo tale modalità di igiene e preferendola a quelle classiche con saponetta o sapone liquido, che tra l’altro non escludono il rischio di contaminazioni incrociate e che necessitano di acqua per essere praticate.
La prova sul campo. La sperimentazione sul campo ha evidenziato un utilizzo significativo del prodotto, con una frequenza media di 1,5 lavaggi al giorno a persona e con evidenti punti di forza quali l’efficacia nel contesto specifico, la semplicità d’uso e il minore spreco di acqua (di cui non viene persa neanche una goccia).
Tutto bellissimo? Quasi. I ricercatori sottolineano come siano necessari ulteriori studi per esplorare un modello di business che possa funzionare per il tab soap e che possa portare alla sua distribuzione tra le popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
Serve dunque che abbia un costo di produzione e un relativo prezzo molto basso e che sia sostenuto da una campagna di informazione e sensibilizzazione che convinca la popolazione di quanto sia importante usare un prodotto del genere.
Fonte Focus.it