(di Francesco Gallo) “Ho una visione pessimista del
mondo, ma non dell’uomo. Ci sono sempre state delle tragedie
nella storia umana, ma il singolo di fronte a certe cose può
sempre dire no, io non ci sto”. Parola di Fanny Ardant, classe
1949, oggi a Lido per raccontare il suo personaggio di ricca
Marchesa, bisognosa di attenzioni e con un cane che mangia solo
caviale, nel film The Palace di Roman Polanski passato oggi
fuori concorso all’Ottantesima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica.
La marchesa che interpreta è solo uno dei personaggi di questo
film corale che si svolge il 31 dicembre 1999 al Palace Hotel,
albergo di gran lusso situato all’interno di un castello inizi
Novecento tra le montagne svizzere. Per il Capodanno 2000, che
si vivrà all’ombra del Millennium bag, di una ipotetica fine del
mondo non solo digitale, l’hotel si prepara ad accogliere ospiti
ricchi ed eccentrici abituati da sempre a pretendere il meglio,
ma da tutto questo nascerà solo un gran caos.
“La cosa che odio di più è la cupidigia, volere sempre di più. E
questo con una parte sempre più piccola di mondo che si
arricchisce sempre di più e una parte, sempre più grande, che
diventa invece ancora più povera. Il mondo che racconta il film,
non è molto diverso da quello attuale – continua l’attrice musa
di François Truffaut – allora come ora sembra tornato il Vitello
d’oro e non c’è nessuna dialettica politica”.
Il personaggio a cui è piu legata? “Ho amato tutte le donne che
ho interpretato anche perché ho sempre fatto personaggi che mi
piacevano, ho sempre scelto. Ma una cosa è certa adoro le eroine
greche come Medea, Cassandra, Clitennestra, le donne pericolose
che non piacciono agli uomini”.
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