Meraviglia a San Casciano, dall’acqua un Apollo in marmo

Un Apollo giovinetto, elegante e
bellissimo, impegnato a cacciare una lucertola. Dopo i bronzi, è
una statua monumentale, copia in marmo dal greco Prassitele,
l’ultima meraviglia restituita dall’acqua ribollente degli scavi
di S.Casciano. Un ritrovamento straordinario, anticipa all’ANSA
il responsabile degli scavi Jacopo Tabolli (Unistrasi), che si
accompagna a un incredibile donario in pietra con un’iscrizione
bilingue oltre a tanti altri oggetti e che apre nuovi squarci
sui rapporti del dio con la cura della salute, in particolare
degli occhi. “S.Casciano non smette di stupire” applaude dal Mic
il dg archeologia Luigi La Rocca. E non basta. Perché allargando
il perimetro dello scavo, quello che in un primo tempo era
apparso come un piccolo edificio sacro costruito intorno alla
sorgente e alla sua vasca rituale, si è rivelato in questi
ultimi mesi un vero e proprio tempio con il portico ornato da
quattro colonne e la parte centrale con la grande vasca in parte
coperta da un podio ornato da grandi statue, una delle quali era
forse proprio quella del giovane Apollo. L’emozione è forte,
anche se, a differenza dei bronzi oggi in mostra al Quirinale
che ci sono arrivati intatti, questo Apollo è purtroppo ridotto
in pezzi. “Non è stato un caso, questa statua è stata
volutamente rotta e poi buttata nella vasca proprio al momento
della definitiva chiusura del sito, nel V secolo dopo Cristo,
difficile dire con certezza se per un ultimo atto rituale
pagano, di protezione o se come volontà iconoclasta dei
cristiani”, spiega il direttore dello scavo, l’archeologo
Emanuele Mariotti, indicando il punto dove la forza impetuosa
dell’acqua, che sgorga ormai a 30 litri al secondo, ha portato
allo scoperto le splendide gambe del dio. “Erano nascoste da una
colonna calata in verticale proprio per chiudere e sigillare
tutto – spiega – quando ce le siamo ritrovate davanti è stato
pazzesco”. Una stretta al cuore sotto certi versi ancora più
grande di quella provata un anno fa, quando da quell’acqua e da
quel fango si tirarono fuori i bronzi. “Fra le nostre braccia
quel corpo di marmo era caldo tanto da sembrare vivo”.
   

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Fonte Ansa.it

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