Il volo con carburante verde non è così verde

Il 28 novembre 2023 è stata scritta una nuova pagina della storia dell’aviazione. Dall’aeroporto londinese di Heathrow è decollato un Boeing 787 Dreamliner della compagnia aerea Virgin Atlantic dotato di una particolarità unica: il pieno di carburante, da circa 60 tonnellate, è stato il primo a essere prodotto interamente da rifiuti agricoli, e perciò ecologico al 100% , o quasi.

Volo sostenibile? A bordo del volo, che è arrivato puntuale all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York City, c’erano il presidente della Virgin, Sir Richard Branson, e l’amministratore delegato della compagnia aerea Shai Weiss, oltre al ministro dei trasporti britannico Mark Harper. Lo scopo del volo era mostrare il potenziale dei cosiddetti “carburanti sostenibili per l’aviazione” (SAF), in una fase storica in cui l’industria sta cercando di de-carbonizzarsi, ossia di ridurre al minimo le emissioni di CO2 nell’atmosfera terrestre. Ma quello di Branson & Co. è stato veramente un volo verde?

Costi astronomici. In realtà i SAF rilasciano comunque carbonio nell’atmosfera, anche se si stima che lo facciano all’incirca con un tasso del 70% in meno rispetto ai carburanti convenzionali. Il problema è un altro: il costo. Il carburante utilizzato per il volo dimostrativo Londra-NYC è stato ricavato per l’88% da “esteri idroprocessati” e acidi grassi (HEFA), ossia da derivati di processi chimici, e per il 12% da cherosene aromatica sintetica (SAK), uno scarto della produzione del mais.

Diamo i numeri. Facendo qualche calcolo, significa che per ogni percorrenza a lungo raggio servirebbero circa 7,2 tonnellate di scarti di pannocchie, sufficienti forse per il carburante utile a coprire alcune tratte, ma non di certo per soddisfare tutti i 26mila aerei che ogni giorno decollano e atterrano nel mondo.

Poche differenze. Un esperimento simile fu fatto, sempre dalla Virgin, nel 2008, quando parte del propellente di un volo Londra-Amsterdam fu prodotto con olio di cocco. Peccato che per alimentare quella breve tratta servirono circa 3 milioni di noci di cocco (per intenderci, l’intero raccolto globale basterebbe per gli aerei in decollo dalla sola Heathrow per appena due o tre settimane). L’industria aeronautica rappresenta il 3% circa delle emissioni globali di CO2 e l’obiettivo è quello di ridurre a zero le stesse entro il 2050.

Il governo del Regno Unito vorrebbe chiedere a tutte le compagnie aeree in transito sul suo territorio di utilizzare almeno il 10% di SAF entro il 2030, ma il rischio è che – mancando la materia prima – sarà poi impossibile nei vent’anni successivi colmare il restante 90%.

Fonte Focus.it

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