Tommaso Verdini si è avvalso della
facoltà di non rispondere al gip di Roma nell’ambito
dell’interrogatorio di garanzia nell’indagine sulle commesse in
Anas. Stessa scelta è stata fatta dalle altre persone raggiunte,
il 28 dicembre scorso, da misura cautelare. In particolare, in
base a quanto si apprende, Verdini jr non si è recato a piazzale
Clodio trasmettendo al giudice una dichiarazione in cui
manifestava la sua volontà di avvalersi della facoltà di non
rispondere. Verdini jr è accusato, assieme agli altri, per corruzione e
turbativa d’asta. Nel procedimento è iscritto ance il padre di
Denis. Anche il socio di Tommaso Verdini nella società di
lobbying Inver, Fabio Pileri, ha scelto di non rispondere al gip
della Capitale. Lasciando il tribunale di Roma il suo difensore,
l’avvocato Alessandro De Federicis, ha spiegato i motivi della
decisione: “Questa indagine è durata due anni, il giudice ha
impiegato 5 mesi per scrivere l’ordinanza: la scelta di
avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo
visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase
dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa”.
Il legale ha poi aggiunto “due annotazioni”. “In questa
inchiesta ci siamo dimenticati tutti della presunzione di
innocenza e che i processi in Italia non si riescono più a fare
a piede libero. Dopo due anni di indagini avevamo dato la
disponibilità, al deposito degli atti, a chiarire perché noi
sappiamo di questa indagine da tempo, perché c’era stata una
perquisizione nel luglio 2022. Tutto ciò non è avvenuto e oggi
ci troviamo con le misure cautelari che privano la libertà a
persone che potrebbero essere innocenti – conclude il penalista
-. I fatti si chiariranno tra molti mesi nel processo e in
questo tempo dovranno subire una privazione della libertà
sovradimensionata a nostro avviso. Valutiamo il ricorso al
Riesame”.
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Fonte Ansa.it