“Non ho mai affermato che il
Consiglio abbia in passato tradito il proprio mandato
costituzionale, cosa che peraltro sarebbe stata impedita
dall’intervento del presidente della Repubblica, che, come
testualmente affermato nel corso della conferenza stampa ‘non ha
mai consentito o autorizzato una funzione dell’organo che fosse
diversa da quella che la Costituzione gli ha assegnato'”. Lo
precisa il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, tornando sulle
sue dichiarazioni di oggi.
“Riferendomi alla scorsa consiliatura – ha aggiunto – ho
dato atto delle difficoltà da cui è stata travagliata, provocate
da tentativi di interferenze esterne nel funzionamento
dell’organo, che hanno condotto alle dimissioni di cinque
consiglieri in carica”.
“Tali traumatiche vicende – secondo il vicepresidente del Csm
– hanno indotto alcuni commentatori addirittura ad ipotizzare lo
scioglimento dell’organo, ipotesi che ho ricordato ma mai
condiviso né fatto mia nella conferenza stampa. E non ho fatto
alcun riferimento al vicepresidente dell’epoca. Nel corso della
conferenza stampa ho solo rilevato che le vicende richiamate
hanno obbiettivamente determinato un rallentamento nell’attività
che questo Consiglio si è proposto di superare efficacemente”.
“Quanto alla – diversa – materia dell’espressione dei
pareri del Consiglio su disegni di legge – ha proseguito – non
ho affermato che il Consiglio non abbia operato correttamente in
passato, ritengo che, in ossequio alla ripartizione
costituzionale delle competenze ed all’art. 10 della legge 195
del 1958, il Consiglio superiore non possa interferire con le
scelte di politica legislativa che appartengono alle istituzioni
rappresentative della sovranità popolare, ma debba pronunciarsi
sulle ricadute di tali scelte sul funzionamento degli uffici
giudiziari”.
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