Rallenta per il terzo mese
consecutivo l’inflazione in Giappone, sebbene leggermente sopra
le stime degli economisti che prevedevano un valore inferiore
all’obiettivo della Banca Centrale (BoJ).
Secondo i dati governativi, in gennaio l’indice dei prezzi al
consumo si
assesta al 2%, e segue l’aumento del 2,3% registrato a dicembre;
una dinamica che secondo gli analisti potrebbe portare a un
progressivo allentamento della politica ultra espansiva
dell’istituto centrale e il graduale abbandono dei tassi di
interesse negativi.
L’ultima volta che l’indice si è attestato al di sotto
dell’obiettivo di inflazione del 2% fissato dalla BoJ è stato
nel marzo 2022, quando i prezzi sono aumentati dello 0,8% su
base annua. Da allora, l’inflazione è salita fino al 4,2% nel
gennaio 2023, prima di ridursi gradualmente alla fine dello
scorso anno. A differenza delle principali banche centrali che
hanno alzato i tassi d’interesse – e presto potrebbero
ricominciare a ridurli – la BoJ ha mantenuto la propria politica
accomodante, mettendo sotto pressione lo yen. Il governatore
Kazuo Ueda ritiene che il rialzo dell’inflazione sia determinato
da fattori temporanei, tra cui l’aumento dei costi dell’energia,
e anticipa un allineamento dei prezzi in linea con il
miglioramento dei salari. Negli ultimi tre mesi del 2023 a
sorpresa l’economia giapponese è entrata in recessione tecnica,
a fronte di consumi interni che continuano a rimanere deboli. Il
Pil ha registrato una contrazione dello 0,1%, dal -0,7% del
trimestre precedente, mentre su base tendenziale il prodotto
interno lordo ha visto una flessione dello 0,4%.
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Fonte Ansa.it