Molti “non ricordo” ma su un dato non
ha avuto esitazioni: “il primo giugno del 2001 non vidi Serena
Mollicone nella caserma dei carabinieri di Arce”. E’ battaglia
di testimonianze nel processo di appello, in corso a Roma
davanti ai giudici di assise, per la morte della 19enne uccisa
23 anni fa nel paese del Frusinate. I giudici hanno ascoltato un
teste chiave: Annarita Torriero che ebbe una relazione con l’ex
brigadiere Santino Tuzi poi morto suicida nel 2008.
La donna ha smentito quanto sostenuto nell’udienza del 22
marzo da una sua vicina di casa, Sonia Da Fonseca, secondo cui
Torriero gli riferì di avere visto la giovane nella caserma il
giorno della sua scomparsa. “E’ assolutamente falso – ha
spiegato – che quel giorno abbia visto Serena nella caserma dei
carabinieri di Arce. Non ho mai detto una cosa del genere e chi
lo afferma sarà querelato per calunnia”. Torriero ha detto
inoltre che conosceva Mollicone perché il padre era il maestro
della figlia. “Qualche volta l’ho incontrata nella zona della
caserma ma mai dentro: l’ho vista altre volte entrare e uscire
dal cancello della caserma insieme ad altri amici ma quel giorno
in particolare non mi recai lì per portare cose al mio ex
fidanzato”. E ancora: “Spesso vedevo Serena sul corso di Arce
con altri ragazzi e mi chiedevo come facesse una brava ragazza
come quella a stare in quella compagnia con il figlio del
maresciallo Mottola. Da Fonseca, comunque, ce l’ha con me per
altre cose e ha detto un sacco di bugie”.
Nel processo di primo grado, nel luglio del 2022, il
tribunale di Cassino fece cadere le accuse per i cinque
imputati: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la
moglie Annamaria ed il figlio Marco, accusati di omicidio, per
il luogotenente Vincenzo Quatrale, a cui è contestato il
concorso in omicidio e per l’appuntato Francesco Suprano,
accusato di favoreggiamento.
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Fonte Ansa.it