Entra in vigore la stretta post Brexit sui visti di lavoro in Gb

E’ entrato in vigore in questi
giorni l’ultimo giro di vite sull’immigrazione regolare nel
Regno Unito, illustrato in Parlamento il 4 dicembre scorso dal
ministro dell’Interno, James Cleverly, dopo le tante promesse
rimaste largamente sulla carta in materia di riduzione dei
flussi e le misure draconiane tuttora impantanate – come nel
caso del controverso piano Ruanda – contro “i clandestini”.
    L’iniziativa, giocata del governo conservatore di Rishi Sunak
alla stregua di una delle ultime carte su cui puntare nel
tentativo di recuperare consensi in un anno elettorale segnato
finora da sondaggi disastrosi, è destinata ad abbattersi, fra
gli altri, sulle opportunità di giovani europei (italiani
inclusi) che continuano ad essere attratti dalle chance del
mercato occupazionale dell’isola anche dopo la Brexit.
    Si tratta di una stretta focalizzata in particolare sugli
ingressi dei migranti legali autorizzati a entrare nel Paese
come “lavoratori qualificati”. Essa prevede un’impennata da
26.200 a 38.700 sterline annue (45.000 euro circa) della soglia
minima del contratto richiesto per concedere un visto lavorativo
a stranieri chiamati a ricoprire ruoli e mansioni in settori
economici spesso flagellati da grave carenza di forza lavoro nel
Regno. Visto che peraltro era stato già introdotto quattro anni
fa, in attuazione definitiva del dopo Brexit, e che dall’inizio
del 2020 ha di fatto messo fine alla libera circolazione fra
l’Europa continentale e il Regno: chiudendo l’epoca delle porte
aperte per i giovani europei (e italiani) che negli ultimi
decenni erano sbarcati senza ostacoli oltre Manica a frotte, con
la giustificazione dello studio o dell’apprendimento
dell’inglese, per stabilirsi spesso a lungo termine a caccia di
esperienze di vita e di lavoro.
    La restrizione ulteriore sull’entità del contratto minimo
necessario a garantirsi ora il diritto di soggiorno prevede
alleggerimenti solo parziali in alcuni ambiti – come
l’assistenza sanitaria, ma pure la ristorazione – nei quali la
penuria di manodopera sull’isola è più forte. Mentre si
accompagna ad altre limitazioni divenute esecutive già un mese
fa contro quelli che Cleverly ha bollato come “gli abusi” delle
norme sui riavvicinamenti di familiari e partner di lavoratori
stranieri forniti di permesso: rese da quest’anno più
restrittive dopo che nel 2023 erano stati consentiti – secondo
il governo – “120.000 ricongiungimenti per 100.000 lavoratori”
nel solo comparto dell’assistenza. Nonché a un incremento del
tributo aggiuntivo per la copertura sanitaria imposto agli
immigrati da 624 a 1035 sterline all’anno.
   

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Fonte Ansa.it

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