(di Fabio Govoni) Il Brasile ricava l’88% della propria
elettricità da fonti rinnovabili, è fra i massimi produttori di
biocarburanti e si candida a una leadership globale nella ‘transizione verde’, dalla cattedra della sua attuale presidenza
del G20, che si riunirà a fine maggio a Belo Horizonte e, l’anno
prossimo, da quella della Cop30 che presiederà a Belem. “Ma il
Brasile non poteva fare questo senza prima consultare Papa
Francesco”, ha dichiarato in un’intervista all’ANSA il ministro
per le Miniere e l’Energia brasiliano, Alexandre Silveira, che
ieri a Roma ha incontrato in Vaticano il pontefice.
“Il Papa ha rilasciato un’intervista interessante in cui
diceva che la transizione ecologica deve essere ‘giusta,
inclusiva e obbligatoria’. Ora, perché questo sia possibile – ha
detto Silveira – i Paesi ricchi del mondo devono tenere fede
agli impegni presi alle conferenze sul clima di Copenaghen e
Parigi, perché viviamo tutti in un unico ecosistema e le
emissioni non hanno frontiere. Tutti devono fare la loro parte e
questo è l’obiettivo della presidenza Lula”.
Il parlamento federale si appresta ad approvare una legge che
regolamenterà il mercato dei crediti di CO2, uno dei più
avanzati fra i Paesi del Sud del mondo. “Ma dobbiamo avere una
governance globale – ha spiegato Silveira -, perché singoli
Paesi non risolvono il problema senza un atteggiamento più
attivo da parte di ricchi e poveri”. Il G7, attualmente
presieduto dall’Italia, “deve avere un ruolo guida nel
promuovere questa mentalità. Ci vuole una collaborazione fra il
G7 e il G20, cioè fra il Nord e il Sud del mondo. I ricchi
devono però fare un passo in più, non solo con un mercato di
crediti proprio, ma includendo i Paesi del Sud del mondo”.
“L’88% della nostra matrice energetica è pulita – biomassa,
eolico, solare e soprattutto idroelettrico – e abbiamo una
elevata produzione di etanolo, biodiesel, carburante sostenibile
per l’aviazione (Saf), stoccaggio di anidride carbonica (Ccus)
eccetera, e stiamo investendo pesanti risorse per
reindustrializzare il Brasile per avere un utilizzo migliore
delle nostre risorse rinnovabili”. Proprio in ossequio al
principio dell’inclusività, caro al Papa, Brasilia ha avviato
dalla prima presidenza Lula il programma ‘Luz para todos’ (Luce
per tutti), che dal 2003 ha raggiunto 13 milioni di famiglie,
collegandole alla rete. “Ed entro il 2027, contiamo di
raggiungere altre 300mila famiglie che vivono nelle zone più
remote del Paese: specialmente la gente indigena o che vive
presso i fiumi, per dotarle di sistemi ‘off-the-grid’, cioè
pannelli e batterie solari”.
Quanto alle critiche sulla potenziale deforestazione
dell’Amazzonia che i biocombustibili – la coltivazione delle
piante da cui sono estratti – comportano, “in realtà in Brasile
abbiamo ancora un enorme potenziale di terreni”, senza nulla
sottrarre alla foresta amazzonica. “Abbiamo terre degradate, che
possono però produrre cibo e biocombustibile. Abbiamo l’11%
delle acque pulite del pianeta e 170.000 km di linee elettriche
e possiamo utilizzare la stessa terra due volte e mezzo ogni
anno per produrre cibo. Ci sono anche aree che possono essere
legalmente deforestaste – ovviamente non il Mato Grosso o il
Mato Atlantico. Per aree degradate s’intendono terreni che anno
bisogno di rigenerazione. Il Brasile ha aperto una consistente
linea di investimenti per recuperare questi terreni degradati,
soprattutto nelle aree semiaride, che si stanno cercando di
riconvertire, riducendo le emissioni inquinanti nei trasporti”.
Ma in questo contesto, era proprio necessario concedere
l’autorizzazione a trivellare i potenziali giacimenti di
idrocarburi del cosiddetto Margine Equatoriale, nell’oceano di
fronte all’Amazzonia? “L’autorizzazione del 2012 – ha risposto
Silveira – riguarda solo la prospezione. Se poi si troveranno
effettivamente risorse e se saranno rispettati i criteri della
transizione, si prenderà una decisione. Del resto, se la
transizione verde sarà effettiva e inclusiva, lo sfruttamento
delle risorse fossili in futuro non dovrà durare così a lungo. E
per quanto riguarda il colosso petrolifero nazionale Petrobras, “il nostro impegno è di mantenere un equilibrio fra la sua
attrattività nei confronti degli azionisti e i suoi obblighi
sociali, ambientali e legali, conformi alla Costituzione del
Brasile”, ha concluso il ministro.
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Fonte Ansa.it