Il Sole continua a dare spettacolo:
dopo i forti brillamenti dei giorni scorsi osservati in
particolare il 9 e 10 maggio, all’origine della tempesta
geomagnetica che ha colpito la Terra, ieri il gigantesco gruppo
di macchie solari chiamato AR3664 ha generato un altro ‘super-brillamento’, il più intenso dell’attuale ciclo solare
iniziato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 e che si avvia
a raggiungere il picco. È però escluso il rischio di nuove
tempeste solari, poiché ormai la regione AR3664 non è più
rivolta verso il nostro Pianeta, anche se sono stati registrati
dei blackout radio in diverse parti del mondo.
“Il gruppo di macchie solari AR3664 è molto complesso e lo
vedremo sicuramente ritornare tra due settimane circa”, dice
all’ANSA Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale
all’Università di Trieste. “In questo lasso di tempo potrebbe in
parte erodersi, ma potrebbe anche rinforzarsi ulteriormente,
questo non lo possiamo prevedere. Continuerà però ad essere
seguito in questo periodo tramite la tecnica dell’eliosismologia
– aggiunge Messerotti – che grazie alle oscillazioni che
avvengono sulla parte visibile del Sole permette di indagare
cosa succede su quella non visibile”.
Il super-brillamento, registrato dal Centro di previsione
meteorologica spaziale dell’agenzia statunitense Noaa a partire
dalle ore 18,46 italiane del 14 maggio, ha raggiunto la classe X
8.7. I brillamenti solari, violente eruzioni di materia che
sprigionano un’energia equivalente a varie decine di milioni di
bombe atomiche, sono classificati infatti in base alla potenza
con le lettere A, B, C, M e X e a ognuna di queste è poi
affiancato un numero da 1 a 10 per caratterizzare in maniera
ancora più precisa l’intensità dell’eruzione. L’evento appena
osservato, dunque, si colloca molto in alto nella scala, anche
se per la classe X la numerazione può proseguire anche oltre il
10: il record del brillamento più forte mai registrato spetta
infatti a quello del 4 novembre 2003, stimato in X 45.
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Fonte Ansa.it