The Kolors, ‘la chiave del successo è nella sincerità’

(di Claudia Fascia) Poteva sembrare difficile, forse
anche impossibile, ma loro, The Kolors, l’hanno fatto di nuovo.
    Con Karma, il brano uscito un mese fa, sono di nuovo in vetta
alle classifiche radio da due settimane. Un altro successo, un
altro tormentone centrato, dopo Italodisco, che l’estate scorsa
ha sbaragliato tutti i concorrenti (“a sorpresa, contro i mostri
a tre teste”), e dopo il brano portato a Sanremo, Un ragazzo una
ragazza. “Davvero non ce lo spieghiamo – racconta all’ANSA
Stash, leader della band di cui fanno parte anche il cugino Alex
Fiordispino alla batteria e Dario Iaculli al basso -. La chiave
del successo? Penso che stia arrivando qualcosa di sincero alle
persone, un messaggio di genuinità”.
    Il brano, che promette di tener banco durante l’estate, con
il suo double tempo strizza ancora una volta l’occhio agli anni
Ottanta, ispirato dal mondo degli A-ha e di Michael Sembello. “È
la decade che consideriamo di ispirazione totale, siamo
cresciuti con quella musica lì – dice ancora la band -.
    Crescendo abbiamo avuto modo di analizzare il messaggio, che era
quello di puntare sempre all’unicità. Forse è stato l’ultimo
periodo musicale in cui si cercava di non essere omologati”.
    Come negli Ottanta, The Kolors puntano a un sound tutto loro,
che sia riconoscibile. “Della citazione noi facciamo un punto di
forza, mostriamo in maniera palese le nostre radici che
affondano negli anni Ottanta, ma che si declinano ai giorni
nostri soprattutto nella scrittura, nei testi, nelle metriche,
nel modo di scomporre le melodie, andando a pizzicare le corde
della nostalgia”. Il sound The Kolors, quello che in 10 anni di
carriera (da quando nel 2015 Stash vinse ad Amici) si è andato
delineando. “Anche quando là fuori non si facevano tutti questi
dischi di platino, e le cose erano un po’ altalenanti, avevamo
le idee chiarissime. Il nostro obiettivo era ed è essere
riconoscibili alla prima nota, come lo erano per noi da
ragazzini gli Arctic Monkeys. Un obiettivo che si sta
consolidando, con un pizzico di consapevolezza e credibilità in
più”. Nessuna distrazione e occhi puntati sulla meta, e quindi
per il momento niente impegni tv. “Per quattro anni ho fatto
Amici, e in passato c’è stato un interessamento da X Factor, ma
in questo momento vogliamo fare musica. Meglio una cosa fatta
bene, che due così così”.
    Nessuna paura di rimanere ingabbiati nella definizione di
band da tormentone. “Sarebbe così se ripetessimo in eterno le
stesse sonorità, ma tra Italodisco e Karma c’è un’evoluzione, un
cambiamento per raccontare un’altra sfumatura della nostra
palette di colori. Karma si distacca dal mondo della cassa in 4,
della disco dance anni ’70-’80. Anche se poi, a monte,
consideriamo tormentone un gran bel complimento. La hit che
avrei voluto scrivere? Senza dubbio Imagine di John Lennon, e
chi ne cita un’altra, mente”. Posto che non esiste la ricetta
per azzeccare il brano di successo, esiste almeno un ingrediente
da non dimenticare? “Qualsiasi sequenza di note e parole può
diventare un tormentone. Quando non succede è perché non si è
completamente sinceri. E la sincerità sta soprattutto nel
suono”. Per questo, forse, riscuotono un enorme successo anche
tra i più piccoli, “o forse perché sono diventato papà e scrivo
melodie più semplici, che in qualche modo ricordano le
filastrocche. Secondo me, anche la trap nelle melodie è molto
filastroccosa, motivo per il quale piace molto ai più giovani”.
    Tra i fan più accaniti la figlia di Stash, Grace, tre anni e un
orecchio musicale da far invidia. “Ci sente provare in studio e
capita che le canzoni che lei comincia a cantare sono quelle che
poi noi scegliamo come singoli. Italodisco è stata la prima
canzone che ha imparato a memoria dopo Baby Shark. Adesso ne sta
già cantando un’altra che non è ancora fuori”. Ma che
probabilmente sarà inclusa nel prossimo album dei The Kolors.
    “Ci stiamo lavorando, nei prossimi mesi speriamo di chiuderlo”.
    In mezzo però, un tour che parte dall’Italia (“da Roma il 26
giugno, dove abbiamo fatto il nostro primo concerto dove la
gente pagava per vedere proprio noi”), per spostarsi poi per la
prima volta in Europa, tra Germania, Svizzera, Polonia,
Lituania, Estonia e Lettonia.
    Reduci dall’esperienza sanremese, la seconda, al momento non
pensano di fare il tris. “È la canzone che comanda. E per ora
non c’è. Però i nostri due festival sono stati molto diversi tra
loro: nel 2018 con Baglioni c’era la gara, con Amadeus c’è stato
uno switch. La gara c’è, ma tutti possono vincere a modo loro.
    La nostra vittoria era il primo posto in radio, ed è successo.
    Per Geolier è stato un’altra, così come per Rose Villain: ognuno
ha avuto la sua fetta di torta e vinciamo tutti. Sanremo è come
i Mondiali di calcio: divide, ognuno con il suo cantante
preferito, ma insieme”.
   

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Fonte Ansa.it

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