Oggi le auto elettriche sono mezzi di trasporto, poco inquinanti, più silenziosi, ma anche meno diffusi delle automobili tradizionali. In un futuro non troppo lontano, però, rappresenteranno la fetta maggiore del mercato e potrebbero diventare una risorsa.
Oltre a produrre meno emissioni di carbonio, infatti, queste vetture possono potenzialmente immagazzinare energia e restituirla alla rete nazionale, come se fossero batterie su quattro ruote; una caratteristica che potrebbe rivelarsi cruciale nei periodi in cui pannelli solari e turbine eoliche non riescono da soli a fronteggiare il fabbisogno quotidiano.
Sovraccarichi e blackout. L’adozione su larga scala delle auto elettriche, infatti, sta sollevando interrogativi circa la capacità delle reti di gestire la crescente domanda di energia. In paesi come la Gran Bretagna, dove si prevede di vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2035 e dove già circolano un milione di veicoli elettrici, le preoccupazioni riguardo a possibili sovraccarichi non sembrano essere infondate.
Le sfide della transizione. Alcuni esperti del settore, però, sostengono che la transizione verso la nuova tipologia di vetture potrebbe rappresentare un’opportunità per rendere il sistema energetico più efficiente, anziché una minaccia per la sua stabilità.
A questo proposito Jack Fielder, responsabile del comparto strategico dell’azienda britannica myenergi, ha dichiarato al quotidiano The Guardian: «Se ogni caricabatterie per veicoli elettrici potesse offrire servizi di riequilibrio della rete e se ogni conducente partecipasse a programmi di bilanciamento, potremmo eliminare il rischio di black-out nazionali e di periodi di sovraccarico».
Tecnologie smart. Per affrontare queste sfide, la diffusione di nuove tecnologie intelligenti gioca un ruolo fondamentale. Per fare un esempio pratico, le colonnine di prossima generazione dovrebbero essere programmabili in modo tale che gli accumulatori delle auto vengano ricaricate con un’erogazione controllata e nelle ore di minor consumo, evitando quelle in cui la domanda energetica è più alta.
Risparmio per tutti. Molti gestori stanno già realizzando soluzioni che consentono di gestire in modo ottimale la ricarica delle autovetture, offrendo flessibilità alla rete e risparmi economici ai consumatori. Per esempio, un’altra azienda britannica, Octopus Energy, gestisce circa 150.000 batterie all’anno nel modo descritto, con un risparmio netto medio di circa 600 sterline per ciascun utente.
Si calcola che, se i servizi di bilanciamento fossero attivi su tutti i “charger” installati nelle città e nelle abitazioni, potrebbero offrire oltre 1GW di potenza: l’equivalente della capacità di una centrale elettrica di medie dimensioni, sufficiente ad alimentare circa 600.000 abitazioni.
Futuro bidirezionale. Un’altra prospettiva ancora più interessante è rappresentata dalla crescita della tecnologia V2G (Vehicle-to-Grid), che permette di restituire alla fonte di distribuzione l’energia immagazzinata dalle batterie ricaricabili delle auto, già presente su alcuni modelli di marchi come Hyundai, Renault, Nissan, MG e BYD.
Se fosse installata su tutti i veicoli elettrici in circolazione, ridurrebbe la necessità di costruire nuove centrali, utilizzando le macchine come riserve mobili di energia. Sicuramente, però, l’utilizzo generalizzato della V2G richiederà ancora tempo, a causa dei costi degli inverter e della necessità di standardizzare le tecnologie dell’intero parco automobilistico. Nel frattempo, le aziende del settore hanno già iniziato a sviluppare dispositivi di ricarica bidirezionale, anche se la diffusione su larga scala di questa innovazione sembra ancora essere lontana.
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Fonte Focus.it