Il nuovo ceppo di mpox preferisce i bimbi e si trasmette meglio

Un ceppo di virus diverso da quello
dell’epidemia del 2022, che colpisce in particolare i più
piccoli, e che non è chiaro quanto possa rispondere ai vaccini
disponibili. A studiare le particolarità del virus mpox mutato “clade 1”, quello all’origine del focolaio di vaiolo delle
scimmie in corso nella Repubblica Democratica del Congo, è un
team di ricerca de La Jolla Institute for Immunology (LJI),
coordinato da due italiani, il professor Alessandro Sette,
co-direttore del Centro per l’innovazione dei vaccini LJI, e la
professoressa Alba Grifoni, specializzata in immunologia.
    Il ceppo “clade I” del virus mpox (diversamente dal focolaio
del 2022 che era derivato da un virus di “clade II”), come
spiega un approfondimento pubblicato sul portale del centro di
ricerca che ha sede presso l’Università di San Diego,
California, “causa in genere casi più gravi e decessi rispetto
al clade II, inoltre sembra essere più trasmissibile tramite
contatto pelle a pelle e si è diffuso più ampiamente in persone
di età inferiore ai 15 anni” (mentre l’epidemia di mpox del
2022 è stata osservata principalmente in uomini che avevano
rapporti sessuali con uomini). “Il virus mpox di clade I è
completamente nuovo, quindi la situazione si sta evolvendo
rapidamente”, afferma il professor Alessandro Sette,
co-direttore del Centro per l’innovazione dei vaccini LJI. “Il
nuovo comportamento virale potrebbe cambiare le carte in tavola
e influenzare una gamma più ampia di pazienti, tra cui più
bambini, donne e pazienti più anziani – aggiunge Sette –
esamineremo le risposte immunitarie in diversi gruppi e vedremo
se ci sono differenze basate sull’età o sul sesso”.
    In un precedente studio su Cell Host & Microbe del 2022,
Sette e Grifoni hanno scoperto che gli attuali vaccini Jynneos e
Modified Vaccinia Ankara (Mva) possono addestrare le cellule T a
riconoscere bersagli vulnerabili (chiamati epitopi) sul virus
mpox originale “ma questi vaccini non stanno limitando la
diffusione dell’infezione”, afferma Grifoni. Non è chiaro quanto
questo virus sia diverso dal ceppo del 2022, o dove siano le
differenze nelle proteine ;;virali. Quel che è certo è che le
sequenze esatte del genoma per il nuovo ceppo di mpox stanno
diventando disponibili e saranno presto analizzate. A far ben
sperare il fatto che, diversamente dal Sars-Cov-2, l’mpox è un
grande virus del Dna, il che significa che è improbabile che
muti in molte aree. “Ci aspettiamo che la maggior parte degli
epitopi delle cellule T saranno intatti anche nel nuovo ceppo”,
conclude Sette.
   

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Fonte Ansa.it

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