Otto ragazzi su 10 tra gli 11 e i 18 anni trascorrono due mesi all’anno sui social network, cioè quattro ore al giorno. Il 52% ha tentato di ridurre il tempo senza riuscirci. Il 33% definisce l’utilizzo che fa dello smartphone “eccessivo”. Sono i dati che emergono dalla ricerca condotta dall’Osservatorio scientifico della no profit ‘Social Warning-Movimento Etico Digitale’, in un periodo in cui la pandemia per il Covid-19 ha reso lo smartphone l’unico mezzo di comunicazione con il mondo esterno.
“L’unico antidoto alla dipendenza da smartphone è l’educazione digitale anche in classe”, spiega Davide Dal Maso, fondatore della no profit che ha lanciato la campagna di sensibilizzazione a livello nazionale sul tema della dipendenza da smartphone, #consapevolidigitali, per cui è partito il crowdfunding. L’associazione in due anni di lavoro e con 150 formatori volontari, ha raggiunto oltre 35mila ragazzi e 13mila genitori, sensibilizzandoli su come approcciare la rete.
Secondo la ricerca, i ragazzi sbloccano lo smartphone in media 120 volte al giorno e lo usano, oltre che per essere connessi ai loro coetanei tramite i social anche per vedere film o ascoltare musica fino a tarda notte. E guai ad interferire: un ragazzo su due dichiara che gli capita di scattare, rispondere male o alzare la voce se disturbato. Il 40% degli intervistati dichiara di perdere ore di sonno perché rimane connesso anche di notte tramite smartphone, console o pc. Sono state poi raccolte storie, come quella di Andrea, 14 anni, che si addormenta con i suoi youtuber preferiti e lo smartphone non lo spegne mai; o di Giorgia, 16 anni, che non si accorge di quanto tempo passa online e fatica a distinguere tra quando è connessa e quando non lo è.
Per curare la dipendenza digitale, spiega De Maso, le soluzioni sono fondamentalmente due: sviluppare consapevolezza su questa tematica tra giovani e adulti e promuovere un ponte tra loro attraverso progetti di educazione digitale che permettano spunti di riflessioni e azioni pratiche nelle famiglie, come tenere d’occhio il tempo di utilizzo degli smartphone e stabilire in casa delle ‘no smartphone zones’.
Fonte Ansa.it