(ANSA) – ROMA, 06 FEB – Forse un semplice ‘grazie’, detto al
momento giusto, sarebbe bastato ad evitare una notte di
tempesta tra ‘Malcolm & Marie’, anche se, considerando tutto,
questo non è affatto vero. In questo ‘Carnage’ in bianco e nero
e pieno di ‘fucking’ e ‘bullshit’ (le parole più usate), c’è
tutto l’odio che spesso nasconde l’amore quando ancora c’è
passione. E in più c’è l’immensa vanità di due artisti che si
confrontano, si sfidano, si provocano, si invidiano.
Il film dall’impianto teatrale, dal 5 febbraio approdato su
Netflix e scritto e diretto da Sam Levinson (autore di Euphoria
e figlio del più conosciuto Barry), ha come protagonisti Malcolm
(John David Washington), regista afroamericano, pieno di sé dopo
la première piena di buone critiche del suo ultimo film, e la
sua compagna Marie (Zendaya), ex attrice e tossicodipendente.
Che succede tra i due appena tornati a casa? L’inferno. Tutto
inizia sottotono: lei accusa lui di averla trascurata alla
première, di aver fatto il cretino con la bella attrice
protagonista e anche di essere poco geloso di lei. Lui si
difende come può, nega, contrattacca. La lite prende poi un
andamento jazz, vale a dire che si va per assoli: uno dei due
monologa lungamente, argomentando accuse, e l’altro ascolta in
silenzio, aspettando solo il suo turno. Si litiga, si fa pace
per un po’ e poi si ricomincia.
Tra mille citazioni cinematografiche, questa sorta di ‘scene
di un matrimonio’ in salsa americana girato, tra l’altro,
totalmente durante il lockdown con il suo valore aggiunto di
nevrosi, procede claustrofobico, ma con una sceneggiatura
intelligente (come è per il monologo in cui Malcolm elenca i
luoghi comuni di certa critica verso i neri, proprio come sono
lui e la sua compagna). (ANSA).
Fonte Ansa.it