(ANSA) – ROMA, 14 FEB – “Not guilty”, non colpevole: Donald
Trump è stato assolto dal Senato anche nel secondo processo di
impeachment, unico presidente ad essere stato messo in stato
d’accusa due volte e primo ad affrontare il procedimento dopo
aver lasciato la Casa Bianca. Nel voto finale, arrivato dopo
solo cinque udienze, ai 50 dem si sono uniti solo sette
repubblicani: 10 in meno di quelli necessari per la condanna,
che richiede il quorum dei due terzi. Gli altri 43 eletti del
Gran Old Party si sono schierati con il loro ex presidente.
L’accusa era di aver istigato i suoi fan ad assaltare il
Congresso il 6 gennaio scorso per bloccare la certificazione
della vittoria di Joe Biden: una macchia che comunque resterà
per sempre sulla sua eredità. “E’ finita una caccia alle
streghe”, ha esultato l’ex presidente. “Il nostro meraviglioso
movimento storico e patriottico per fare l’America di nuovo
grande è solo all’inizio, nei prossimi mesi avrò molto da
condividere con voi e non vedo l’ora di continuare il nostro
incredibile viaggio insieme per conseguire la grandezza
americana per tutti”, ha promesso, ventilando già il su ritorno
sulla scena. Una sentenza annunciata, dopo che il potente leader
dei repubblicani al Senato Mitch McConnell aveva fatto trapelare
una mail ai colleghi di partito in cui annunciava la sua
intenzione di votare per l’assoluzione dell’ex presidente.
Seppellendo così ogni residua speranza dem di una condanna che
richiedeva il sostegno di almeno 17 senatori del Grand Old
Party. McConnell, che aveva condannato pubblicamente Trump per
aver istigato l’assalto al Congresso, ha sposato la tesi
difensiva dell’incostituzionalità dell’impeachment contro un
presidente già decaduto, ritenendo che si tratta “principalmente
di uno strumento per la sua rimozione” e che il Senato non ha
quindi giurisdizione. Una spiegazione che non soddisfa la
speaker Nancy Pelosi, che ha tacciato il leader dei senatori
repubblicani di un comportamento”patetico”, condannando “il
gruppo di repubblicani codardi che hanno avuto paura di fare il
loro lavoro rispettando l’istituzione in cui servono”. (ANSA).
Fonte Ansa.it