(ANSA) – ROMA, 26 AGO – Protagonista indiscusso della storia
della Chiesa italiana degli ultimi quarant’anni, raffinato
teologo e insigne biblista, pastore instancabile che aveva
scelto il dialogo come strumento della sua azione ecclesiale:
questo è stato il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita,
Arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002, del quale il prossimo 31
agosto ricorre il decimo anniversario della morte.
Il nome del cardinale Martini rimane anche legato a una delle
pagine più significative della storia d’Italia. Era il 13 giugno
1984: nell’Arcivescovado di Milano uno sconosciuto lasciò tre
borsoni pieni di armi. Era l’arsenale dei “Comitati Comunisti
Rivoluzionari”, gruppo terroristico di sinistra, ritenuto
contiguo alle Brigate Rosse, che negli anni di piombo aveva
firmato eclatanti azioni di sangue. L’arsenale fu consegnato al
cardinale Martini a significare la resa dei terroristi e la fine
della lotta armata, ma anche per sollecitare una mediazione
della Chiesa per una “riconciliazione umana, sociale e
politica”. (ANSA).
Fonte Ansa.it