(ANSA) – ROMA, 09 AGO – ”Il teatro è una metafora della vita
e della morte, ma è anche storia e cronaca che, a loro volta,
sono politica”: in questa sua frase si sintetizza molto bene la
visione di Giorgio Strehler, scomparso il giorno di Natale del
1997 e di cui, il 14 agosto, cadono i cento anni dalla nascita,
nel 1921 a Trieste. C’è in questa definizione la coscienza
shakespeariana della complessità dell’uomo, con la leggerezza
goldoniana di chi conosce il valore del contingente e l’ironia
della vita, e la dialettica dell’impegno brechtiano, che sono
poi i tre autori classici su cui si fonda la sua ricerca, cui si
potrebbe solo aggiungere Pirandello, per il gioco teatrale di
apparenze e verità. I suoi spettacoli, molti dei quali sono stati all’estero, non
solo il celeberrimo ”Arlecchino servitore di due padroni” che
ha avuto dieci edizioni per un totale di circa tremila repliche
in giro davvero per tutto il mondo, avevano un cifra precisa nel
loro assoluto, rigoroso nitore visivo e di parola, nel rispetto
del testo, nella forza e profondità di un’apparente leggerezza,
nella perfezione tecnica che si tramutava in poesia e verità,
appunto esistenziale e politica, nel senso di necessità di
riflettere e interrogarsi. A Milano ora verrà ricordato con un anno di spettacoli,
pubblicazioni (anche una raccolta di suoi scritti ”Lettere agli
italiani”) e un convegno internazionale a maggio, una grande
mostra, testimonianze e omaggi a teatro e in tv, mentre le Poste
annunciano l’emissione di un francobollo commemorativo. Strehler è stato un innovatore, il primo a realizzare quella
rivoluzione del nostro teatro in nome della moderna regia
auspicata da Silvio D’Amico sin dagli anni ’20. Sostenitore del
teatro come servizio pubblico, fu così fondatore con Paolo
Grassi del Piccolo, teatro stabile che fece da apripista a tutti
gli altri che seguirono in Italia, e quasi di conseguenza
alfiere di quello che chiamava teatro d’arte opposto al teatro
di consumo. Nel 1983 contribuì invece, con Jack Lang ministro
della Cultura francese, alla nascita del Théatre de l’Europe con
sede all’Odéon a Parigi (storica inaugurazione con ‘La tempesta’
di Shakespeare, quando Le Monde lo definì ”Il più grande
regista del ‘900”). (ANSA).
Fonte Ansa.it