8 trucchi per proteggere per la tua privacy digitale

Se non stai pagando, il prodotto sei tu“. Dice così l’ormai famoso detto usato spesso per giustificare l’enorme raccolta di dati personali che sta dietro ogni servizio gratuito di cui possiamo oggi usufruire su Internet, o tramite le milioni di app disponibili per smartphone. In questo scenario di tacita concessione dei dati personali, in cambio di un servizio gratuito, c’è però ancora qualcuno che alla privacy ci tiene e che tenta di limitare il tracciamento della propria attività online.I metodi per proteggere i nostri dati, d’altronde, ci sono e in gran parte sono efficaci: è impossibile bloccare tutti i tipi di tracciamento, ma si può fare ancora molto per tutelare la propria privacy. Alcuni di questi metodi sono difficili da applicare per l’utente medio, mentre altri sono abbastanza semplici per la maggior parte delle persone. Ecco una piccola lista di cose da fare per aumentare la nostra privacy digitale.Disabilitare i cookieI cookie sono un metodo vecchio come Internet per tracciare il comportamento dell’utente: sono piccoli file archiviati sul nostro computer, o sui dispositivi mobili, dai siti Web che visitiamo. Servono per permettere ai siti di riconoscerci quando li visitiamo una seconda volta e per farci riprendere la navigazione dal punto in cui eravamo arrivati.Ad esempio nei siti di e-commerce, grazie ai cookie possiamo inserire prodotti nel carrello, lasciare il sito e poi, anche a giorni o mesi di distanza tornare sul sito e ritrovarli lì. Sempre nei cookie molto spesso vengono archiviati i nostri dati di login ai siti, persino le password. Molti siti, però, non criptano i file dei cookie e, se vengono violati da un hacker, anche i nostri dati finiscono nelle mani dei cybercriminali. Disabilitare i cookie rende la navigazione più scomoda, perché i siti non si ricorderanno di noi, ma decisamente più sicura e rispettosa della nostra privacy.Navigare in incognitonavigazione in incognitoTutti i browser Web permettono di navigare in modalità “incognito” o “privata. Quando navighiamo in incognito il browser non salva i siti visitati nella cronologia, non salva cookie, impedisce a gran parte dei codici di tracking di sapere cosa stiamo facendo. La navigazione privata non è un metodo efficace al 100% per tutelare la nostra privacy, ma è sicuramente utile a limitare moltissimo la quantità di dati che regaliamo ai siti visitati. Tuttavia, il nostro Internet Service Provider (cioè la società che ci fornisce la connessione a Internet) continuerà a veicolare i dati che entrano ed escono dal nostro PC durante la navigazione, anche in incognito.Motori di ricerca privacy-friendlyduck duck goQuasi tutti usano Google come motore di ricerca, ma di alternative meno “invadenti” ce ne sono diverse. Altri motori di ricerca non vendono informazioni ricavate dalle ricerche degli utenti ma vivono delle sole inserzioni pubblicitarie pubblicate tra un risultato e l’altro fornito all’utente. I browser “amici della privacy” più famosi sono DuckDuckGo, Startpage, Search Encrypt e WolframAlpha.Browser Web privacy-friendlybrowser braveLo stesso ragionamento fatto per i motori di ricerca vale anche per i browser. Anche in questo settore domina Google, con Chrome, ma ci sono molte alternative valide che usano tecnologie specifiche per evitare che i siti raccolgano troppe informazioni. Questi browser quasi sempre criptano i dati che inviamo e riceviamo durante la navigazione, affinché non possano essere letti.L’esperienza d’uso per l’utente, però, è molto diversa e bisogna farci l’abitudine: se attiviamo tutte le opzioni pro-privacy di questi browser, infatti, è un po’ come se navigassimo costantemente in incognito. I browser criptati più diffusi sono Tor, Brave ed Epic.Usare una rete privata virtuale (VPN)vpnNavigare sul Web attraverso una Virtual Private Network, cioè una rete privata VPN, è un metodo per proteggere la nostra privacy online molto efficace, ma più complesso da mettere in pratica per l’utente medio. Le VPN fanno principalmente due cose: mascherano il nostro indirizzo IP, impedendo così il tracciamento del dispositivo dal quale ci colleghiamo, e applicano la crittografia ai dati, rendendoli illeggibili da chi non ha la chiave di sicurezza.I difetti principali sono due: quelle buone costano, anche se non molto (al massimo 10 euro al mese) e sono un po’ complesse da configurare per chi non è molto esperto. I provider di VPN più famosi nel mondo sono ExpressVPN, NordVPN, Private Internet Access, PureVPN e Perfect Privacy.Testare i DNSdnsI server DNS hanno il compito di tradurre le URL digitate dall’utente o contenute nei link sui quali facciamo click, nei reali indirizzi IP dei server che ospitano i siti Web. Il sito Fastweb.it, ad esempio, è fisicamente ospitato su dei server che hanno (ognuno di loro) un preciso indirizzo IP, una lunga stringa di numeri che l’utente difficilmente può ricordare. Ma, grazie al protocollo DNS (Domain Name System), ci basta digitare www.fastweb.it per navigare sul sito ufficiale di Fastweb.Ciò però vuol dire anche che, se il server DNS non è sicuro e viene violato da un hacker, quando noi digitiamo la URL di un sito web potremmo essere spediti su un sito fake, magari pieno di virus. O che l’hacker in questione potrebbe sapere quali siti visitiamo. Per sapere se i server DNS che usiamo sono sicuri possiamo usare tool gratuiti, disponibili online, come DNSLeakTest.com.Usare macchine virtualiL’uso di macchine virtuali all’interno del nostro sistema operativo non è un’operazione alla portata di tutti. In pratica è come se usassimo un contenitore separato dal resto del sistema per eseguire un programma o aprire un file. Quel che succede all’interno del contenitore, quindi, non mette a rischio la sicurezza dell’intero sistema. L’uso di macchine virtuali può essere utile, ad esempio, se dobbiamo aprire dei file sospetti, che potrebbero contenere un virus. Ad esempio uno spyware, cioè un malware che raccoglie i nostri dati e li invia ad un server remoto.Usare un sistema operativo su chiavetta Live USBAncora più complesso, ma ancora più efficace per tutelare la nostra privacy, è usare un sistema operativo caricato su una chiavetta USB (o un DVD) “Live“. In pratica si tratta di dispositivi rimovibili che contengono al loro interno un sistema operativo (di solito una distribuzione Linux) in grado di eseguire il boot del computer e di renderlo pienamente utilizzabile. Senza però andare a toccare il sistema operativo vero e proprio, installato invece sull’hard disk.In concetto è quindi simile a quello delle macchine virtuali, solo che sta volta il “contenitore” è esterno e non interno al sistema operativo. Molti “Live OS“, inoltre, sono stati progettati espressamente per tutelare la privacy e includono diversi protocolli di crittografia e di mascheramento del nostro indirizzo IP. 7 marzo 2020

Fonte Fastweb.it

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