(ANSA) – ROMA, 23 LUG – La Cnn ricostruisce la morte di uno
dei traduttori afghani che hanno lavorato per gli americani a
lungo nel Paese e, attraverso testimonianze, racconta come è
stato decapitato dai talebani. L’episodio in questione risale al
maggio scorso, ma solo adesso i tasselli vengono rimessi
insieme, fornendo al network americano l’occasione di tornare su
un tema che assume contorni drammatici per tutto coloro che
restano nel paese e temono, con il ritiro delle forze straniere,
persecuzioni e vendette.
La Cnn racconta quindi la storia di Sohail Pardis che, il 12
maggio scorso, stava guidando da Kabul verso la vicina provincia
di Khost per andare a prendere la sorella e celebrare poi
insieme la festa dell’Eid, la fine del Ramadan. Lungo la strada
anche un tratto di deserto lungo il quale il 32enne fu fermato
ad un checkpoint dei talebani . Pochi giorni prima Pardis aveva
confidato ad un amico di aver ricevuto minacce di morte dai
talebani i quali avevano scoperto che aveva lavorato come
traduttore per l’esercito americano. “Gli dicevano che era una
spia degli americani, che era un infedele, che avrebbero ucciso
lui e la sua famiglia”, ha detto alla Cnn il suo amico e collega
Abdulhaq Ayoubi. Quel 12 maggio, mentre si avvicinava al
checkpoint, Pardis pigiò sull’acceleratore. Non fu mai più
rivisto vivo.
Gli abitanti del villaggio che avevano assistito alla scena
hanno raccontato alla Mezzaluna Rossa che i talebani avevano
sparato contro la sua auto prima che questa si fermasse. Erano
poi accorsi presso il veicolo per trovare il corpo di Pardis
decapitato. (ANSA).
Fonte Ansa.it