(ANSA) – ROMA, 21 GEN – Quasi un milione di italiani sono
guariti da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malati e
subiscono discriminazioni nell’accesso a servizi come
ottenimento di mutui, stipula di assicurazioni sulla vita,
assunzione in un posto di lavoro e adozione di un figlio. Sul
modello di altri Paesi Ue, Fondazione AIOM lancia la prima
campagna per il Diritto all’oblio oncologico, ‘Io non sono il
mio tumore’, e una raccolta firme per richiedere una legge ad
hoc. Il provvedimento permetterebbe di non essere più
considerati malati oncologici dopo 5 anni dalla fine delle cure
se il tumore è insorto da bambini e dopo 10 se insorto da
adulti.
Sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e
Portogallo, Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia
medica) lancia dunque la prima campagna per il riconoscimento
del Diritto all’oblio oncologico. L’obiettivo è ottenere una
legge che tuteli le persone che hanno avuto una neoplasia e che
ora, per questo, vivono discriminazioni sociali. Oggi, infatti,
per richiedere molti servizi è necessario dichiarare se si è
avuto il cancro, anche se si è già guariti. A sostegno
dell’iniziativa sono stati realizzati la prima guida sul Diritto
all’oblio, un portale web (dirittoallobliotumori.org) e una
campagna social per promuovere la raccolta firme. Lo scopo è
raggiungere 100 mila adesioni, che verranno portate al
Presidente del Consiglio per chiedere l’approvazione della
legge. Tutti potranno contribuire lasciando il proprio nome
online o nei reparti di oncologia e piazze. La guida è
scaricabile e sarà distribuita negli ospedali. (ANSA).
Fonte Ansa.it