Alex Britti, finalmente sono libero di fare un album strumentale

(ANSA) – ROMA, 23 GIU – “Un’esigenza morale. Un dovere”.
    Prima di tutto verso se stesso. E’ stata questa la spinta che
ha portato Alex Britti, il musicista Alex Britti, a realizzare
un progetto che covava da sempre: pubblicare un disco
strumentale, “Mojo”, in uscita il 1 luglio (It.Pop distr.
    Believe). Il primo della sua carriera, a 30 anni esatti
dall’esordio discografico con l’album che portava il suo nome.
    “La domanda non è perché l’ho fatto, ma perché ho aspettato così
tanto – racconta l’artista nella pace mattutina della Casa del
Jazz a Roma, dove sabato sarà in concerto -. C’erano vincoli
artistici, con le major non avrei mai potuto: loro puntano
all’immediato, al profitto. Sempre più spesso creano casi da
frullatore e non artisti”, dice togliendosi qualche sassolino
dalla scarpa, lui che già da tempo ha una sua etichetta
indipendente. “E’ figo avere un milione di visualizzazioni, ma è
ancora più figo averne 200mila oggi, tra un anno, tra cinque
anni. Chi vince veramente non lo vedi dal numero dei follower ma
da chi canticchi ancora dopo 10 anni”. Tornando al disco, “non
era facile perché se di mestiere fai il cantautore non è così
semplice switchare. Dopo anni lo sentivo come un’esigenza
morale, come un dovere”. E rivendica un’identità e un
cambiamento nel suo essere musicista: “Se adesso sono questo è
inutile sforzarmi a essere qualcos’altro”. Ad agevolare la
pubblicazione di Mojo è anche “la confusione che c’è nel mondo,
il cambiamento culturale e tecnologico in corso da almeno 20
anni. Sono cadute tante barriere, si parla di fluidità ovunque e
in questo momento vale tutto. E allora io faccio un disco come
mi pare e basta”.
    Da sempre apprezzato bluesman, in Italia ma anche all’estero,
il quasi 54enne romano nel nuovo album fonde la sua sensibilità
ritmica e armonica con lo stile inconfondibile e l’unicità del
suono della sua chitarra. Prende spunto dal blues, ma attinge a
piene mani da qualsiasi genere sia del passato che presente,
spaziando da suoni tradizionali a quelli più sperimentali: “un
melting pot delle fluidità. Mojo è un disco con diverse sonorità
che racchiuderei in ‘blues e dintorni’ anche se non mancano il
jazz, il funk e il rock”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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