(ANSA) – ROMA, 08 LUG – L’algoritmo di YouTube che consiglia
cosa vedere agli utenti continua a suggerire contenuti divisivi
e pieni di disinformazione, nonostante i diversi annunci fatti
da Google di cambiamenti. Lo afferma uno studio di Mozilla,
riporta il sito TechCrunch, secondo cui sarebbe necessaria da
parte dell’azienda una maggiore trasparenza, ad esempio
pubblicando finalmente l’algoritmo utilizzato.
L’analisi, a cui hanno partecipato 37mila utenti, si basa su
una estensione del browser da cui era possibile per gli utenti
segnalare video che si erano ‘pentiti’ di aver visto e, nel caso
di filmati suggeriti dall’algoritmo, quale fosse il video ‘di
partenza’. Dagli utenti sono arrivate diverse segnalazioni di ‘pentimenti’, comprese quelle su video che diffondono
disinformazione sul Covid o su questioni politiche. Il 71% dei ‘regret reports’ veniva da video consigliati dall’algoritmo, che
avevano il 40% di probabilità in più di essere segnalati
rispetto a quelli cercati autonomamente dall’utente. I contenuti ‘rigettati’, spiega il report, sono maggiori del 60% in paesi
che non hanno l’inglese come lingua, con Brasile, Francia e
Germania che hanno generato alti livelli di ‘pentimenti’,
soprattutto su contenuti riguardanti la pandemia. “Quello che
volevamo fare – spiega Brandi Geurkink, l’autrice principale –
era esplorare le storie degli utenti di una ‘caduta nel tunnel’
di YouTube, e francamente sono state confermate”.
“L’obiettivo del nostro sistema è quello di mettere in
contatto gli spettatori con i contenuti che amano e ogni giorno
vengono consigliati più di 200 milioni di video solo sulla
homepage – ha spiegato un portavoce di Google a TechCrunch -.
Oltre 80 miliardi di informazioni vengono utilizzate per
informare i nostri sistemi, comprese le risposte ai sondaggi
degli spettatori su ciò che vogliono guardare. Lavoriamo
costantemente per migliorare l’esperienza su YouTube e solo
nell’ultimo anno abbiamo introdotto oltre 30 diverse modifiche
per ridurre i consigli sui contenuti dannosi. Grazie a questo
cambiamento, il consumo di contenuti limite che deriva dalle
nostre raccomandazioni è ora notevolmente inferiore all’1%.
(ANSA).
Fonte Ansa.it