Allo studio una batteria che si alimenta con il calore, reciclabile e autorigenerante

Nessuno è contento che il proprio gadget abbia una durata della batteria scadente, ma purtroppo questo succede particolarmente spesso con i dispositivi indossabili. Se un nuovo fitness tracker dovrà essere ricaricato troppo spesso, finirà per raccogliere polvere in un cassetto da qualche parte. Ma ci sono buone notizie. Un team di scienziati ha scoperto come costruire un generatore termoelettrico indossabile che sia super elastico, autorigenerante, riciclabile che un giorno potrà alimentare dispositivi indossabili e dispositivi Internet of Things.

In un documento pubblicato su Science Advances, gli scienziati sono riusciti a combinare chip termoelettrici modulari con una “poliammina covalente dinamica” e un cablaggio di metallo liquido in un’architettura meccanica flessibile. Il risultato finale ha permesso loro di inserire i chip in un materiale super elastico che non solo si auto-guarisce quando danneggiato, ma può essere riorganizzato come i Lego in più configurazioni. E come bonus, il design ha anche portato a una “tensione a circuito aperto record” di 1V per centimetro quadrato. 

Un grande passo avanti dal punto di vista dei gadget, perché i generatori termoelettrici aprono alla possibilità di generare elettricità raccogliendo energia dal calore. Teoricamente, si potrebbe aggirare l’intero problema della batteria di smartwatch e dispositivi indossabili utilizzando la tecnologia termoelettrica per trasformare il calore corporeo in elettricità in grado di alimentare il dispositivo ed eliminare la necessità di ricarica. 

Il problema è che i dispositivi indossabili e i sensori al loro interno hanno bisogno di potenza maggiore, per funzionare continuamente, di quanto i generatori termoelettrici siano stati in grado di creare finora. Inoltre, le persone non sono mai troppo attente, con i loro smartwatch e indossabili. I dispositivi devono sopportare attività quotidiane che potrebbero non essere compatibili con l’elettronica, come ad esempio lavare i piatti. Devono essere abbastanza flessibili e resistenti da sopportare molti rimbalzi durante l’esercizio, oltre ad adattarsi a diverse forme del corpo. I chip dei generatori termoelettrici sono notoriamente rigidi e fragili, quindi il fatto che gli scienziati abbiano capito come ospitarli in un materiale elastico è un grande passo avanti. È anche incoraggiante il fatto che gli scienziati affermino che una tipica fascia sportiva di circa 6 centimetri per 25, è in grado di generare 5 volt di potenza solo camminando. Questo, dicono, è sufficiente per “pilotare direttamente la maggior parte dei nodi di sensori a bassa potenza con comunicazioni a radiofrequenza”. Non è il massimo, ma è sicuramente un inizio promettente.

Ma una delle cose davvero interessanti è che questo particolare dispositivo è che si “auto-rigenera”. Poiché utilizza cavi in metallo liquido, in caso di rottura, le due parti possono essere riportate in contatto e ristabilire la conduttività elettrica in circa 90 minuti. Ciò significa anche che, a livello puramente teorico, si potrà tagliare e ricollegare il dispositivo in diverse configurazioni e continuerà a funzionare. E poiché il dispositivo è anche costruito utilizzando poliammine, può essere facilmente scomposto in componenti separati immergendolo in una soluzione speciale. Tale soluzione può quindi essere utilizzata per realizzare un nuovo film di poliammina, che a sua volta può essere utilizzato per generare un nuovo generatore termoelettrico da tutti i vecchi componenti.

Una soluzione decisamente eccitante dal punto di vista dei rifiuti elettronici. Non solo le batterie sono un danno enorme per l’ambiente, ma le principali aziende di dispositivi indossabili sono anche colpevoli quanto i produttori di telefoni quando si tratta di “costringere” i clienti ad aggiornare inutilmente dispositivi perfettamente utilizzabili ogni uno o due anni. Sebbene alcuni produttori di gadget abbiano introdotto programmi di riciclaggio per telefoni e altoparlanti, non sono così comuni per i fitness tracker e gli smartwatch. Oltre a ridurre potenzialmente la dipendenza dalle batterie in primo luogo, l’aspetto riciclabile di questo design potrebbe incentivare i produttori in futuro a raccogliere indossabili utilizzando questa tecnologia e riutilizzare i loro componenti.

Un progetto sicuramente promettente, ma ciò non significa che il vostro prossimo Apple Watch sarà in grado di raccogliere il vostro calore corporeo. Al momento si tratta solo di una ricerca e non c’è alcuna garanzia che i grandi produttori di dispositivi indossabili la adotteranno nell’elettronica di consumo. Detto questo, è sicuramente una soluzione interessante degna di ulteriori approfondimenti e ricerche.

Fonte Fastweb.it

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