Amazon Project Kuiper, la banda larga secondo Jeff Bezos

Secondo Amazon non c’è solo la fibra ottica, la connessione Internet a banda larga può passare anche attraverso i satelliti a bassa orbita. Tanti satelliti: 3.236, per la precisione. Si chiama “Project Kuiper“, in onore della cosiddetta fascia di Edgeworth-Kuiper, una zona del sistema solare situata oltre l’orbita di Nettuno e costituita da  corpi celesti congelati, di dimensioni variabili. E Kuiper Systems LLC si chiama invece l’azienda, di totale proprietà di Amazon, che ha proposto questa soluzione tecnica e ha chiesto alla Federal Communications Commission americana l’autorizzazione per il lancio dei primi satelliti.

Che cosa è Amazon Project Kuiper

Il Project Kuiper, secondo quanto si legge nella richiesta avanzata alla FCC, nasce per portare la connessione a banda larga a chi non ce l’ha: 3,8 miliardi di persone nel mondo. Gli oltre tremila satelliti necessari a farlo dovrebbero “galleggiare” nello spazio su 98 diversi piani orbitali, a una distanza dalla superficie terrestre compresa tra i 590 e i 630 chilometri.

Il progetto, nel dettaglio, prevede 784 satelliti nella fascia intorno ai 590 chilometri di altitudine, 1.296 in quella dei 610 chilometri e i restanti 1.156 a 630 chilometri di altitudine. I satelliti dovrebbero compiere una media di 16 giri dell’orbita terrestre al giorno, coprendo un’area del pianeta compresa tra le latitudini 56 gradi Nord e 56 gradi Sud, una fascia in cui vive quasi il 95% della popolazione mondiale. Il risultato di tutto ciò sarebbe una fitta rete di satelliti, che coprono alternandosi al loro passaggio tutta la fascia terrestre interessata dal Project Kuiper.

Una soluzione decisamente impegnativa, sia dal punto di vista tecnico che economico, ma che nel suo complesso potrebbe garantire le alte prestazioni promesse. Amazon non ha ancora ufficializzato una timeline approssimativa per il Project Kuiper, ma ne ha già vantato i punti di forza: l’elevata larghezza di banda e una latenza molto bassa.

Satelliti nello spazio

Amazon si sta già muovendo

L’ok della FCC americana non è ancora arrivato, ma Amazon non ha intenzione di perdere tempo: a novembre 2018 ha lanciato Amazon Web Services Ground Station, una sorta di stazione di collegamento e smistamento dati tra la rete terrestre già esistente e quella satellitare ancora da costruire. Si tratta di un vero e proprio servizio, che sarà disponibile per le aziende terze che già operano nel settore dei satelliti per le telecomunicazioni. Amazon mira a installare 12 stazioni del genere in diversi punti degli Stati Uniti e questo vuol dire che l’azienda di Jeff Bezos si sta preparando a ricevere dal cielo una enorme quantità di dati.

Jeff ama lo spazio

Project Kuiper e la Ground Station non sono le prime mosse di Bezos per conquistare lo spazio: già nel 2000 il fondatore di Amazon aveva creato Blue Origin, azienda che mira a costruire entro il 2021 un razzo vettore chiamato New Glenn, che potrebbe lanciare nello spazio diversi satelliti del Project Kuiper in un solo volo. Blue Origin è fiscalmente separata da Amazon, e ha già stipulato contratti per inviare satelliti a banda larga in bassa orbita per conto di OneWeb e Telesat.

Copertura satellitare

Un portavoce di Amazon ha dichiarato a GeekWire che è troppo presto per dire se Blue Origin in futuro verrà usata per lanciare solo i satelliti di Amazon: “Ovviamente esamineremo tutte le opzioni“. Ma Bezos in persona vende ogni anno azioni Amazon per un valore di 1 miliardo di dollari, per poi reinvestire questi soldi in Blue Origin. Il valore del patrimonio personale di Bezos, tolti i 38 miliardi che ha dovuto dare alla ex moglie MacKenzie Sheri Tuttle dopo la formalizzazione del divorzio, è stimato in circa 120 miliardi di dollari. Cioè circa sei volte l’intero bilancio annuale della NASA.

Un progetto da 100 miliardi di dollari

Jeff Bezos non è uno che spende i soldi a casaccio: se ha ideato Project Kuiper vuol dire che ha visto una reale opportunità di business. E anche grossa, a quanto pare: la nota banca d’affari newyorkese Morgan Stanley, ad esempio, ha stimato in almeno 100 miliardi di dollari il potenziale business del progetto. E, in prospettiva, non sono nemmeno il grosso dell’affare: in vent’anni il mercato delle comunicazioni satellitari potrebbe arrivare fino al valore a un trilione di dollari. Per questo Morgan Stanley non ha dubbi: chi ha soldi li investa prima possibile in Blue Origin e in Project Kuiper.

Fonte Fastweb.it

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