Apple e il diritto di riparazione dei propri dispositivi

Riparare un iPhone rotto, un Macbook o un qualsiasi dispositivo targato Apple in totale autonomia è per molti un ostacolo insormontabile. Lo stesso vale per alcuni tipi di interventi, soprattutto se si decide di affidare le riparazioni al di fuori degli Apple Store o dei centri autorizzati. Il vento però sta cambiando: infatti a novembre 2021 la società ha deciso di aprire al diritto di riparazione. Diventa dunque un’opportunità per i consumatori quella di aggiustare i device non funzionanti o danneggiati, senza dover inevitabilmente scendere a compromessi, in fatto di utilizzo o di costi. Quali sono però i motivi dietro alla decisione e cosa possiamo aspettarci per il futuro?

Apple, i motivi del cambio di rotta

 A pesare sulla scelta di Apple, sono stati due fattori di particolare rilievo: da una parte le pressioni governative e, dall’altra, la voce sempre più forte degli utilizzatori, tanto potente da costringere l’azienda ad ascoltare e cambiare i propri programmi in base ai feedback ricevuti nel corso degli ultimi anni. Impossibile dire di no davanti a due forze così tanto agguerrite. Nel primo caso, a dare la spinta decisiva è stata l’accesa discussione proprio sul diritto alla riparazione, argomento discusso in diversi degli stati Usa che ha fatto scaldare gli animi dei gruppi di sostenitori dei fix in completa autonomia, evitando di dover dire addio a garanzia o altro.

Sono molte le associazioni che nel tempo si sono battute per consentire di effettuare la sostituzione delle parti non utilizzabili, negli Stati Uniti come nel resto del mondo.

Tutto ciò, inevitabilmente, senza dover necessariamente fare affidamento ai centri ufficiali distribuiti in maniera più o meno capillare sul territorio. I prezzi, come si nota già con uno sguardo rapido al listino, appaiono nettamente superiori a quello dei componenti stessi senza tenere conto della manodopera. Il secondo, invece, riguarda l’importanza del riscontro da parte dei consumatori sui device lanciati sul mercato.

Un parere imprescindibile, visto che si tratta proprio di coloro che mettono mano al portafogli per accaparrarsi le proposte di Cupertino. Non pochi estimatori del brand hanno espresso le proprie rimostranze nei confronti della problematica, portando come esempio talune caratteristiche poco funzionali o particolarmente soggette a rotture, una su tutte la touch bar su MacBook, poco amata e successivamente “sparita” nei modelli recenti.

Apple, una scelta preannunciata?

iphone rottoGià nel 2020 il colosso della tecnologia aveva iniziato a dare i primi segni di cedimento, lasciando dapprima agli utenti la possibilità di impostare il proprio browser preferito su iPhone. La mossa fu successivamente seguita dalla capacità di Siri, l’assistente vocale di Apple, di imparare utilizzare applicazioni di terze parti per soddisfare le richieste di riproduzione di brani musicali, andando a pescare canzoni da Spotify e Deezer (per citare due dei servizi di streaming più famosi) oltre che dalla libreria di Apple Music.

Il passo verso le riparazioni in proprio è stato, verosimilmente, il proseguimento di un percorso naturale che, pure all’interno dell’azienda, aveva trovato da tempo alcuni sostenitori.

Secondo quanto rivelato al magazine web statunitense Engadget dal direttore senior della campagna Right to Repair del Public Interest Research Groups (PIRG) Nathan Proctor, nonostante il “no” di polso del cofondatore di Apple Steve Wozniak ribadito a più riprese, molteplici figure chiave avevano mostrato in passato i propri sulla decisione. Nel 2020, inoltre, è partito il programma dedicato alla formazione del personale dei negozi di riparazione in grado di rispondere agli standard dell’azienda californiana. Niente a che vedere con la possibilità di “agire in casa” ma, di certo, un piccolo passo verso un obiettivo più grande come quello raggiunto a fine 2021.

Apple, cosa potrebbe accadere in futuro?

iphone rottoCome molti interessati ed esperti del settore hanno già iniziato a puntualizzare, ci troviamo solo agli albori rispetto a quello che ci si aspetta per il futuro. Infatti, sono solo una manciata i prodotti di Apple che possono effettivamente essere oggetto di una riparazione in autonomia, per le motivazioni più disparate.

Una di queste è la disponibilità del kit per riparare iPhone solamente per alcuni dei modelli recenti, iPhone 12 e iPhone 13, gli ultimi due modelli prodotti rispettivamente nel 2020 e nel 2021. Almeno in una prima fase, Apple ha deciso di puntare principalmente sui moduli più riparati di questi due modelli, ovvero fotocamera, batteria e schermo, soggetto quest’ultimo similmente a molti altri smartphone a malfunzionamenti e alla rottura in caso di urti o cadute violente.

Nei prossimi mesi, quindi, potremmo assistere a un ampliamento del ventaglio delle opzioni , sebbene per ora non vi siano riferimenti certi in merito.

Seconda ma non in ordine di importanza è la questione relativa alla componentistica vera e propria: tra viti con attacchi proprietari, batterie incollate alla struttura e altre problematiche che impediscono di fatto di agire sui dispositivi, la strada da compiere appare ancora lunga e difficoltosa. Diventa di fatto indispensabile un cambiamento radicale affinché l’utente abbia sempre più carta bianca sui propri device. In ogni caso, la decisione di Apple potrebbe fungere da apripista per il resto delle aziende del settore.

Pur di stare al passo con uno dei maggiori attori a livello mondiale, molti top player del settore tecnologico potrebbero decidere a breve di emulare Cupertino fornendo ai propri clienti l’opportunità di riportare allo stato ottimale i dispositivi guasti o malfunzionanti. In fondo, è ciò che è già accaduto con Face ID, sistema di riconoscimento e sblocco di iPhone. Nonostante in prima battuta la sostituzione del displaydel melafonino portasse inevitabilmente all’impossibilità di usare la feature, a novembre 2021 Apple ha rilasciato un fix in grado di rimediare all’inghippo consentendo nuovamente l’utilizzo della funzionalità.

Lo stesso ha fatto Google con il proprio Pixel 6. Con un programma rilasciato nell’ultima parte del 2021, l’azienda di Mountain View ha fornito gli strumenti necessari per ricalibrare il sensore per le impronte digitali successivamente alla sostituzione dello schermo del suo ultimo smartphone. Un rincorrersi in fatto di soluzioni che, almeno per il momento, fa ben sperare: la direzione potrebbe essere quella giusta, finalmente.

Fonte Fastweb.it

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