Garanzie sulla privacy e la cancellazione dei dati entro dicembre 2020, una piattaforma gestita dal Ministero della Salute che si appoggerà ad un server pubblico, l’adeguamento al modello proposto da Apple e Google che sarà pronto a metà maggio. L’app Immuni non è sparita dal radar del governo, anzi si delineano i paletti e la roadmap grazie al decreto giustizia in cui è inserito un capitolo sul tracciamento del contagio da coronavirus. Dunque, una “norma di rango primario” per la legittimazione dell’app, così come chiesto dal Parlamento e dal Garante della Privacy.
Il decreto prevede che i dati dovranno essere resi “anonimi” o se non è possibile “pseudonomizzati” ed entro il 31 dicembre 2020 dovranno essere cancellati e non possono essere utilizzati per finalità diverse da quella del tracciamento. Inoltre viene ribadito che l’app sarà volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica, verranno inoltre adottate “misure tecniche e organizzative per garantire un livello di sicurezza adeguato ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati”.
Da un punto di vista tecnico l’applicazione non userà la geolocalizzazione ma traccerà solo “i contatti stretti”, quindi userà il bluetooth. E come ha chiarito la ministra Pisano, capofila della task force che ha scelto l’app Immuni, il sistema italiano dovrà tenere conto del modello di Apple e Google ispirato alla decentralizzazione (nello specifico al protocollo DP-3T), con i dati conservati sui dispositivi degli utenti. I due big dell’hi-tech proprio oggi hanno iniziato a distribuire le versioni di prova agli sviluppatori di diversi paesi del mondo. Il rilascio della versione definitiva è prevista a metà maggio, di conseguenza l’app italiana dovrebbe essere lanciata dopo quella data.
Il sistema dovrebbe funzionare in questo modo: ogni dispositivo su cui è scaricata l’app genera un codice identificativo temporaneo e anonimo che viene scambiato tramite bluetooth con i dispositivi vicini (in base a parametri che saranno fissati). A intervalli di tempo i cellulari scaricano da un server, che da noi sarà a gestione pubblica molto probabilmente di Sogei, i codici dei cellulari di chi è risultato positivo. Se l’app ritrova questo codice all’interno della propria memoria fa apparire un messaggio a cura dell’autorità sanitaria.
Il decreto prevede anche una piattaforma istituita presso il Ministero della Salute – in coordinamento con Protezione Civile, Iss e le strutture sanitarie pubbliche e private – che si occuperà degli “ulteriori adempimenti necessari al tracciamento dei contatti e per l’adozione di correlate misure di sanità pubblica e di cura”. Al momento, secondo Pisano, Immuni “non si occupa del diario clinico” e Bending Spoons, la società che l’ha ideata, ha dato la disponibilità a “sviluppare pro bono il software per una durata di sei mesi” in funzione della sua messa in esercizio. Per la ministra l’app funzionerà anche se l’adotterà il 25-30% degli italiani.
“L’adozione di una norma primaria e la valutazione d’impatto dell’app sono delle garanzie dal punto di vista della privacy. Resta ancora poco chiara la fase successiva alla comunicazione del contagio, quella che dovrebbe prevedere l’avvio di test e tamponi”, spiega Fulvio Sarzana, avvocato ed esperto di diritto dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Fonte Ansa.it