(ANSA) – ROMA, 26 GEN – Il 2020 lo ricorderemo tutti come
l’anno della pandemia ma per la talentuosa Shira Haas ha
rappresentato anche l’inizio di un periodo di continui trionfi
professionali. Prima con Unorthodox, la miniserie Netflix che le
ha fatto conquistare vari riconoscimenti compresa una nomination
agli Emmy e che probabilmente la porterà in gara anche ai Golden
Globes. Ora con Asia, l’opera prima della regista Ruthy Pribar,
che dopo aver vinto tre premi (tra cui quello come miglior
attrice per Shira Haas) al Tribeca Film Festival, è stata scelta
per rappresentare Israele nella corsa all’Oscar per il miglior
film internazionale.
“E’ stato proprio un anno normale, come tutti gli altri – ha
scherzato l’attrice 25 enne nell’incontro streaming sul film
organizzato da The Wrap -. In qualche modo lo sto ancora
metabolizzando. Tuttavia dover restare nel mio ‘luogo sicuro’,
a casa mia, mi ha anche permesso di non finire travolta da tutto
ciò che mi sta succedendo e mi fa sentire veramente grata”.
‘Asia’, che ha anche conquistato nove Premi Ophir (i
principali riconoscimenti cinematografici israeliani), mette in
scena un legame madre – figlia che cresce e diventa tanto forte
da diventare quasi simbiotico, nella peggiore delle circostanze.
Protagonista Asia, infermiera e madre single che ha cresciuto in
Israele come immigrata dalla Russia, la figlia Vika, 17enne che
lotta contro una malattia neurodegenerativa (non viene nominata
ma si può pensare alla Sla, ndr). Il loro rapporto inizialmente
difficile e distaccato cambia radicalmente quando la malattia di
Vika improvvisamente peggiora.
Il film, di grande intensità, nasce da un’esperienza
personale vissuta dalla regista, classe 1982, che ha perso 14
anni fa sua sorella. Shira Haas ha finito la lettura del
copione in lacrime “e non è una cosa così usuale, nella vita non
mi capita di piangere tanto facilmente. Ogni parte del mio corpo
mi diceva di fare il film. Consideravo un onore poter
interpretare un personaggio così meraviglioso e complesso. Si
parla di lutto, di perdita, ma nella storia ci sono anche una
profonda sensibilità ed empatia”. (ANSA).
Fonte Ansa.it