Attanasio: Italia chiede il carcere e non la pena di morte

(ANSA) – IL CAIRO, 11 MAR – Nel processo in corso a Kinshasa
contro i sei accusati per la morte dell’ambasciatore Luca
Attanasio, lo Stato italiano – parte civile e da tempo impegnato
a livello internazionale contro le sentenze capitali – ha
chiesto per gli imputati la condanna alla carcerazione in
alternativa alla pena di morte.
    La richiesta è stata notificata durante l’udienza di oggi
dedicata all’arringa della difesa. Lo si è appreso dalla
capitale della Repubblica democratica del Congo dove martedì
scorso l’accusa del Tribunale militare aveva chiesto la pena
capitale per i cinque congolesi alla sbarra e un sesto
latitante.
    “Aggiungere morte a morte non serve a nulla. Se non a portare
altro dolore. Noi siamo contrari, Luca sarebbe stato contrario”,
ha affermato in una intervista al Corriere della Sera il padre
dell’ambasciatore italiano ucciso in Congo nel 2021. “Siamo
contro la pena di morte. Lo dicono la nostra Costituzione, il
nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli
stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena
capitale non potrà mai alleviare il dolore della nostra
famiglia”, ha detto Salvatore Attanasio. “Il pm in Congo – ha
ricordato – ha sostenuto che non si è trattato di un agguato né
di un tentativo di rapimento degenerato, come ricostruito
inizialmente, ma di una vera e propria esecuzione”. Nel caso,
osserva, ci sarebbe anche un mandante. “Il 25 maggio, a Roma, è
prevista l’udienza preliminare nei confronti di due dipendenti
del Pam (il Programma alimentaree mondiale dell’Onu che aveva
organizzato la spedizione durante la quale fu ucciso Luca
Attanasio, ndr): confido – conclude il padre – che possano
emergere molti aspetti chiarificatori”. (ANSA).
   

Fonte Ansa.it

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