Si è molto parlato, soprattutto nel 2018, di boom del bike sharing. Un boom soprattutto asiatico, con diverse società dell’estremo oriente che hanno vinto a mani basse i bandi pubblici per l’erogazione di questo servizio di mobilità condivisa (sia con bici tradizionali che con bici elettriche), in mezzo mondo.Ofo e oBike, in particolare, hanno portato le loro biciclette nelle maggiori capitali europee, asiatiche e in diverse città degli Stati Uniti. Poi, però, sono iniziati i problemi: molti utenti, infatti, hanno vandalizzato i mezzi in condivisione, li hanno rubati o li hanno abbandonati nei posti più impensabili. Tutto questo è avvenuto anche in Italia, a Milano, Roma e Firenze. A Milano c’è stato un periodo che i ragazzi del Circolo Canottieri recuperavano le bici condivise dal fondo dei Navigli, a Roma le bici sono finite in fondo al Tevere.Tutti questi esperimenti sono falliti, con le rispettive aziende che sono fuggite dall’Italia (e da molti altri Paesi nel mondo, a dirla tutta). Ma come sta, oggi, il bike sharing in Italia? Quali sono le piattaforme più diffuse?Bike sharing: i cento Comuni di BicincittàUna delle realtà più grandi del panorama italiano del bike sharing è forse la meno conosciuta dal grande pubblico. Si chiama Bicincittà ed è il servizio più diffuso in Italia, con una presenza in oltre cento Comuni grandi e piccoli. Il nome non è noto perché, in ogni Comune, il servizio assume un nome diverso: TObike (Torino), PedaliAmo (Alghero), Scegli in Bici (Cremona), CicloPi (Pisa), Park&Bike (Portofino), GimmeBike (Varese), sono solo alcuni esempi di servizi di bike sharing del network Bicincittà.Per diventare utente di uno di questi servizi bisogna registrarsi e acquistare un abbonamento, tramite l’app per smartphone. Poi si potrà usare l’app per sganciare la bici e usarla, a tariffe che variano da città a città. In ogni caso, però, il servizio è a stazioni fisse: si può prelevare e riposizionare una bici solo negli appositi stalli.Jump: il bike sharing elettrico di Uber a RomaDiverso è il caso di Jump, il servizio di bike sharing globale di casa Uber. In questo caso i mezzi condivisi sono soltanto e-bike a pedalata assistita, con una velocità massima di 25 chilometri orari. In Italia Jump è presente solo a Roma, dove costa 20 centesimi al minuto più 50 centesimi per lo sblocco della bici, tutto Iva inclusa.È possibile circolare con le bici di Jump su tutto il territorio cittadino, ma c’è un’area precisa di 57 chilometri quadrati entro la quale si deve concludere la corsa e posare la bici elettrica. Il servizio, infatti, è “free floating” e non prevede stazioni: è possibile legare la bici ad una rastrelliera pubblica o su un marciapiede, purché non si ostacoli il passaggio dei pedoni.Bike sharing Milano: BikeMi e MobikeAl momento Milano ha due servizi di bike sharing: BikeMi e Mobike. Il primo è il servizio gestito da ATM, società per azioni di proprietà del Comune di Milano, è “station based“, le bici si sbloccano con la tessera e si può usare solo dalle 7 del mattino all’una di notte (24 ore su 24 solo il venerdì e sabato). Il secondo è privato, free floating (ma se parcheggi in un “hub” ti fa lo sconto e c’è una “no parking area“) e disponibile 24 ore su 24.BikeMi prevede un abbonamento annuale da 36 euro, settimanale da 9 euro o giornaliero da 4,5 euro. L’offerta prevede sia bici tradizionali che ebike con seggiolino. Per una bici normale la prima mezz’ora è gratis, la seconda, la terza e la quarta costano 50 centesimi e ogni ora successiva costa 2 euro. Le ebike sono più care: la prima mezz’ora 25 centesimi, la seconda 50 centesimi, la terza 1 euro, la quarta 2 euro e ogni ora successiva 4 euro. Il tempo massimo di utilizzo delle bici è sempre di due ore, pena l’annullamento dell’abbonamento.Mobike a Milano è un altro caso a parte: l’azienda nasce e resta cinese, ma la milanese Idri Bk ne gestisce la flotta sia a Milano che in altre città italiane (recentemente Mobike è arrivata anche a Torino, Padova, Bologna e Caorle) e ha recentemente rilevato tutte le attività europee di Mobike (circa 30 mila biciclette, per un milione e mezzo di utenti). Mobike si usa tramite l’app, non con la tessera: è possibile localizzare e sbloccare le bici direttamente dallo smartphone. Bike sharing: il caso PalermoC’è poi un altro caso più unico che raro nel panorama del bike sharing: BiciPA, il servizio di bike sharing della città di Palermo. È gestito da Amat S.p.a., l’azienda palermitana del trasporto pubblico che ha il Comune di Palermo come socio unico e che gestisce anche il servizio di car sharing. Palermo, a differenza delle altre città italiane dove car e bike sharing vengono affidate a società private tramite bando pubblico, non permette ai privati di offrire questo servizio.Quindi a Palermo c’è solo BiciPa, a cui si può fare l’abbonamento annuale (25 euro), settimanale (8 euro) o giornaliero (5 euro). Con l’abbonamento si ha diritto a utilizzare la bici a “step“: i primi trenta minuti sono gratis, poi si pagano 50 centesimi ogni trenta minuti fino al quarto step. Il quinto e sesto step costano 1 euro, dal settimo in poi 2 euro. I prezzi, quindi, sono molto più bassi rispetto a quelli praticati da Jump e altre multinazionali. Ma le bici offerte non sono a pedalata assistita e, per di più, sono dei modelli molto vecchi e pesanti. Infine, le biciclette si prendono e si lasciano negli appositi stalli perché il servizio non è free floating.HelbizFondata a New York dall’imprenditore siciliano Palella, Helbiz è un’azienda di micromobility che punta a rivoluzionare la gestione del cosiddetto “last mile”. Per farlo, punta su una flotta “mista”, composta da bici elettriche leggere e compatte e da monopattini elettrici (disponibili a Pesaro, Riccione, Verona, Milano e Torino, al momento). Le bici elettriche di Helbiz possono essere noleggiate a Roma, Milano e Torino grazie all’app disponibile sugli store Android e iOS. In tutte e tre le città, l’azienda italo-statunitense ha iniziato con qualche centinaio di veicoli, con l’obiettivo di superare il migliaio entro la fine del 2020.Sul fronte dei prezzi, Helbiz prevede il pagamento di 25 centesimi allo sblocco e 7 centesimi per ogni minuto di utilizzo. La bici è dotata di un motore da 250 Watt alimentato da una batteria da 14 Ampere. Una dotazione tecnica sufficiente per garantire un’autonomia di 80 chilometri (a batteria piena) e una velocità massima di 25 chilometri orari. Le bici Helbiz, inoltre, hanno GPS integrato, in modo che l’app riconosca automaticamente le aree in cui è possibile utilizzare e posteggiare la dueruote e ridurre atti di vandalismo. 19 febbraio 2020
Fonte Fastweb.it