(ANSA) – BANGKOK, 29 GEN – A tre giorni dalla prevista
inaugurazione del Parlamento prodotto dalle elezioni dello
scorso novembre, che hanno visto il trionfo del partito di Aung
San Suu Kyi, in Birmania salgono i timori di un colpo di stato
da parte di un esercito che negli ultimi giorni ha più volte
denunciato brogli nelle operazioni di voto. La crescente
tensione ha portato l’Onu e oltre una decina di ambasciate, tra
cui quella degli Stati Uniti e la delegazione dell’Unione
europea, a esortare la Birmania ad aderire alle norme
democratiche.
L’esercito ha minacciato di “passare all’azione” se le sue
accuse di irregolarità non saranno considerate. Questa
settimana, in un discorso ai militari, il capo delle forze
armate Min Aung Hlaing ha menzionato la possibilità di revocare
la Costituzione, se questa non viene rispettata. Inoltre, a
precisa domanda, un portavoce dell’esercito non ha escluso
l’eventualità di un golpe. Nessun commento pubblico è stato
rilasciato finora da Aung San Suu Kyi, la leader de facto del
governo fin dal trionfo alle elezioni del 2015.
Tali tensioni hanno portato ieri sera il segretario generale
dell’Onu, Antonio Guterres, a pubblicare un comunicato che
esorta “tutte le parti in causa a desistere da qualsiasi forma
di incitamento o provocazione, a dimostrare leadership, e ad
aderire alle norme democratiche e rispettare il risultato delle
elezioni generali dell’8 novembre”.
Nella graduale transizione dalla dittatura alla democrazia
iniziata nel 2011, in Birmania vige un delicato equilibrio di
potere tra l’esercito, che controlla il 25 percento dei seggi in
Parlamento e tre ministeri chiave, e il governo civile della “Lega nazionale per la democrazia” di Aung San Suu Kyi. Il
premio Nobel per la Pace è stata aspramente criticata all’estero
per non aver assunto posizioni più critiche dell’esercito,
specie riguardo all’esodo forzato di oltre 700mila Rohingya nel
2017, in una pulizia etnica che l’Onu ha definito “di intento
genocida”. (ANSA).
Fonte Ansa.it