(ANSA) – MILANO, 25 FEB – Un centinaio di rider, che erano
parti civili nel processo milanese a carico della manager di
Uber (sospesa) Gloria Bresciani accusata di caporalato a seguito
dell’inchiesta del pm Paolo Storari, sono usciti dal
procedimento ottenendo risarcimenti per un totale di circa mezzo
milione di euro, ossia di circa 5mila euro a testa. E’ quanto è
emerso dall’udienza di oggi e dopo che, già lo scorso ottobre,
con la condanna con rito abbreviato per Giuseppe Moltini, uno
dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte, il
gup Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da circa
500mila euro in contanti, disposto nelle indagini, in un
risarcimento da 10mila euro a testa per i 44 fattorini per un
totale di 440mila euro.
Stamani il giudice della nona penale Mariolina Panasiti ha
dato conto, infatti, che i circa 100 rider, rappresentati da una
serie di legali tra cui l’avvocato Giulia Druetta, hanno
revocato le costituzioni, uscendo dal procedimento, dopo aver
ottenuto i risarcimenti nel processo in cui è responsabile
civile Uber Italy. A seguito dell’indagine, il 29 maggio 2020,
era stata commissariata la filiale italiana del colosso
americano. Amministrazione giudiziaria, poi, revocata nel marzo
2021 dai giudici della Sezione misure di prevenzione dopo il
riconoscimento del percorso “virtuoso” intrapreso dalla società.
Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia
economico-finanziaria della Gdf di Milano, i rider venivano “pagati a cottimo 3 euro”, “derubati” delle mance e “puniti” con
decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Nel
processo, al momento, restano parti civili la Cgil e la Camera
del Lavoro milanese. (ANSA).
Fonte Ansa.it